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Gaza: Israele avrà il suo Vietnam

Gaza non è solo una questione geografica, ma una metafora storica; la sua reputazione di “Vietnam di Israele” cresce di giorno in giorno. I primi giorni di guerra, l’esercito israeliano promise di distruggere Hamas in pochi giorni. Oggi, la realtà è ben diversa. Infatti, la Resistenza non solo non crolla ma diventa anche più resiliente; il paragone con l’amara esperienza americana in Vietnam è tornato alla ribalta. Molti media internazionali, da Haaretz e il Times of Israel a Middle East Eye, hanno scritto che questa guerra potrebbe essere lo stesso incubo che ha messo in ginocchio l’America nel Sud-est asiatico mezzo secolo fa. La domanda fondamentale è: perché questa analogia sta prendendo piede? E come ha fatto Gaza a diventare il Vietnam di Israele?

La logica della guerra asimmetrica e il dilemma delle grandi potenze

La natura della guerra di Gaza dimostra, soprattutto, le caratteristiche della guerra asimmetrica. In tali battaglie, una forza numerosa e ben equipaggiata si scontra con un gruppo piccolo ma determinato. La potenza militare, basata su aerei da guerra, carri armati e tecnologia avanzata, è accompagnata dalla volontà di un popolo le cui uniche armi sono la fede, la resilienza e le tattiche di guerriglia. La storia ha dimostrato più volte che una vittoria militare decisiva in tali scontri è pressoché impossibile. La Francia in Algeria, l’Unione Sovietica in Afghanistan, gli Stati Uniti in Vietnam e poi in Afghanistan, hanno tutti dovuto affrontare lo stesso problema. Israele sta seguendo la stessa strada oggi. Quanto più ampia è la portata dei bombardamenti e maggiore è l’uccisione di civili, tanto più salda diventa la determinazione palestinese. Ogni attacco israeliano, lungi dallo schiacciare il morale, rafforza la Resistenza.

Gaza e guerra urbana: tunnel e vicoli hanno inghiottito l’esercito

Gaza contro la macchina bellica israeliana è come il Vietnam contro l’America. Israele entrò in guerra contando sulla sua superiorità aerea e tecnologica, ma scoprì rapidamente che la guerriglia urbana aveva una logica diversa. Vicoli stretti, case stipate, tunnel sotterranei e complesse reti di trincee hanno fatto precipitare l’esercito di occupazione in un incubo senza fine. Ogni avanzata costa pesanti perdite e ogni ritirata viene accolta da un nuovo attacco da parte delle fazioni della Resistenza. Funzionari del Mossad e dello Shin Bet avvertirono esplicitamente che la guerriglia urbana a Gaza avrebbe potuto essere la stessa esperienza del Vietnam per l’esercito israeliano: una guerra di logoramento che impantana la macchina militare. Proprio come i tunnel dei Viet Cong sconcertarono l’esercito americano, i tunnel di Hamas sono ora diventati il ​​simbolo dell’incapacità di Israele di imporre il controllo completo su Gaza.

Il crollo del mito dell’esercito invincibile

Uno dei risultati più notevoli della Resistenza palestinese è stato il crollo del mito dell'”esercito invincibile”. Per decenni, la propaganda ufficiale e i media israeliani hanno promosso l’idea che l’esercito fosse il più forte della regione, capace di azioni decisive e di eliminare qualsiasi minaccia con una velocità record. Tuttavia, le immagini di soldati feriti, carri armati in fiamme e operazioni fallite hanno infranto questo mito. I social media svolgono un duplice ruolo: ogni video e immagine delle sconfitte dell’esercito di occupazione si diffonde rapidamente in tutto il mondo, mandando in frantumi in un istante l’immagine che si è costruito nel corso degli anni.

Gaza, catastrofe umanitaria e immagini ricorrenti del Vietnam

Ciò che ha ferito più di ogni altra cosa la coscienza mondiale è stata la portata della catastrofe umanitaria a Gaza. 65mila palestinesi, per lo più donne e bambini, sono stati uccisi. Ospedali e scuole sono stati bombardati e centinaia di migliaia di persone sono state sfollate dalle loro case. L’accesso ad acqua, cibo e medicine è diventato quasi impossibile e la crisi umanitaria ha raggiunto proporzioni catastrofiche. Queste scene riportano alla mente le famose immagini della guerra del Vietnam: bambini che corrono tra le fiamme e villaggi ridotti in cenere sotto i bombardamenti. Proprio come quelle immagini hanno scatenato un’ondata globale di proteste contro l’America, Gaza oggi è diventata una questione globale, spingendo milioni di persone a chiedere la fine dei crimini di Israele. La pressione dell’opinione pubblica non solo ha messo in discussione la legittimità di Israele, ma ha anche messo i governi occidentali in una posizione difficile.

Crisi interna in Israele

Internamente, le divisioni sociali e politiche si stanno aggravando di giorno in giorno. L’economia israeliana è crollata sotto la pressione della guerra di logoramento. Ingenti spese militari, un mercato del lavoro stagnante, un blocco degli investimenti e un crollo del turismo sono solo alcune delle ripercussioni. Le famiglie dei soldati caduti scendono quotidianamente in piazza e le proteste contro il governo Netanyahu si stanno intensificando. Il primo ministro, che ha trasformato la guerra in uno strumento per rimanere al potere, sta affrontando una crisi di fiducia interna. La situazione ricorda la guerra del Vietnam in America, dove un’ondata di proteste popolari e di opposizione politica costrinse Washington a ritirarsi.

L’isolamento internazionale e la caduta della legittimità globale

A livello internazionale, la reputazione di Israele è stata gravemente danneggiata. Il regime, che un tempo si presentava come parte del mondo sviluppato e alleato dell’Occidente, è ora più isolato che mai. Gli alleati europei e persino gli Stati Uniti, sotto la pressione dell’opinione pubblica e delle organizzazioni per i diritti umani, sono costretti ad assumere posizioni critiche. Il paragone con l’America dopo la guerra del Vietnam riaffiora. Proprio come la sconfitta in Vietnam ha offuscato l’immagine dell’America a livello globale, la guerra di Gaza ha distrutto la reputazione di Israele. Agli occhi degli osservatori, Israele non appare più una forza invincibile, ma piuttosto un’entità in crisi che si trova ad affrontare un piccolo gruppo di combattenti della Resistenza.

Gaza, Asse della Resistenza e le equazioni regionali mutevoli

D’altro canto, Gaza è riuscita a imporsi come centro dell’Asse della Resistenza. Hezbollah, con le sue operazioni di confine, Ansarullah, con le sue operazioni navali, e la Resistenza irachena, con la sua pressione militare, hanno posto Israele sotto un assedio senza precedenti. Ciò dimostra che la guerra di Gaza non è più solo uno scontro locale, ma piuttosto parte di un’equazione più ampia che sta cambiando l’intera geografia politica del Medio Oriente. Proprio come il Vietnam ha ispirato i movimenti anticoloniali nel XX secolo, la Resistenza palestinese oggi ispira i popoli che si trovano ad affrontare l’egemonia.

Un futuro incerto: possibili scenari per Israele

Il futuro di Israele appare più incerto che mai. Il primo scenario è la continuazione della guerra di logoramento; un percorso che aumenta i costi militari, umani e politici e fa sprofondare Israele sempre più nel pantano. Il secondo scenario è una ritirata forzata e l’ammissione della sconfitta; un esito che potrebbe essere imposto a Israele prima o poi, proprio come è stato imposto all’America in Vietnam. Il terzo scenario è un cambiamento nell’approccio politico e l’avvio di un percorso di insediamenti limitati, ma l’estrema destra nel governo di Tel Aviv è l’ostacolo principale. In ogni caso, il perdurare di questa situazione significa la graduale erosione di Israele e la perdita della sua posizione strategica nella regione.

Israele, un regime che ha costruito la propria legittimità sul mito della forza, è più vicino che mai al collasso. Proprio come il Vietnam ha segnato la fine dell’era dell’egemonia americana assoluta, Gaza potrebbe rappresentare un punto di svolta nella fine del mito di Israele. Il futuro è incerto, ma una cosa è chiara: nessuna occupazione può sopraffare per sempre la volontà di un popolo.

di Redazione

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