Sanità, le Regioni e il gioco delle tre carte

La Sanità in mano alle Regioni sta diventando un gioco delle tre carte o un’operazione da magliari. Quanto successo durante il Covid-19 è stato facilmente rimosso. Eppure, l’oggi deve essere letto partendo dal passato, perché quanto sta succedendo con il gioco di prestigio messo in atto dai “Governatori” ha radici lontane, ossia da quando si truccavano i dati per non entrare nelle “Zone Rosse.”
Sanità, salvarsi la faccia per i voti
In sostanza è quello che sta succedendo ai dati della liste di attesa; non si saprà né e quando saranno disponibili. Il motivo? Da ricercare nella lettera inviata da quei carrozzoni che sono le Regioni all’Agenas e al Minister,o dove si chiede che: “La pubblicazione dei dati sui tempi di attesa sia resa disponibile ai cittadini solo successivamente alla definitiva condivisione dei contenuti”. Tradotto in italiano? Non si sa quando.
La missiva porta la firma di Lorenzo Broccoli, dirigente dell’Emilia Romagna e coordinatore tecnico della Commissione Salute delle Regioni. Il motivo meno nobile, ma per i politici più valido è quello elettorale, perché fa comodo a governatori e regioni omettere, nascondere, celare il più possibile i dati visto che dal febbraio 2025 Agenas ha creato una piattaforma nazione che consentirebbe a tutti di sapere quanto tempo occorre per una Tac o una visita in Lombardia o in Sicilia. I dati emersi, in una nazione come l’Italia dove la verità è opinabile, grazie a trucchi e trucchetti sono risultati farlocchi visto che in quasi tutti le Regioni si sfiora il 100% di prestazioni nei tempi previsti.
I magheggi
Liste chiuse, Liste di galleggiamento, Presa in Carico, Ritardata, in modo da non far vedere l’attesa.
Roba indegna di un Paese che suole definirsi civile all’ombra del Titolo V della Costituzione, mentre chi può paga i privati (+5,7% nel 2023 e +15% tra il 2019 e il 2023) e chi non può o rinuncia alle cure (4.1 milioni del 2022, 4,5 milioni nel 2023, 6,8 milioni nel 2024) oppure muore. Vano l’appello del Presidente della Repubblica Mattarella, che ha inserito le liste di attesa in un passaggio del suo discordo del Capodanno 2025.
Le Regioni giocano sulla pelle delle persone, come le Marche prossime al voto del 28 e 29 Settembre, che insistevano su un risultato del 95% di tempi rispettati grazie a un gioco da bisca clandestina: “La prestazione di garanzia” che consentiva di escludere un gran numero di visite ed esami su cui si calcolano gli sforamenti; la correzione ha portato la percentuale ad un più valido 60/70%, che in soldoni vuol dire dalle 3 alle 4 prestazioni fuori termine: di quanto? Non è dato sapere, forse dopo le elezioni.
Non ci sono Regioni esenti, anche la virtuosa Emilia Romagna marca male, per non parlare dell’evoluta Lombardia dove a fare il pieno è la sanità attiva, ossia i viaggi della speranza dalle Regioni povere. Meno peggio la Toscana e il Veneto, anche loro attese al voto con dati improbabili del 90/80%. A sorpresa anche la Calabria, che dovrebbe spiegare il 90% con i dati tra i più alti dell’emigrazione sanitaria.
di Sebastiano Lo Monaco