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Gaza, rapporto israeliano rivela fallimento operazione

Un documento militare israeliano classificato ha rivelato che l’Operazione “Gideon’s Chariots”, l’esteso assalto lanciato contro la Striscia di Gaza a maggio e conclusosi il mese scorso, non è riuscita a raggiungere i suoi obiettivi primari, tra cui la sconfitta di Hamas e il ritorno dei prigionieri israeliani, ha riferito domenica Channel 12.

Il rapporto attribuisce i fallimenti dell’invasione a un critico disallineamento tra le tattiche militari israeliane e i metodi di combattimento di Hamas, minando l’efficacia dell’offensiva genocida. Il cosiddetto gabinetto di sicurezza israeliano ha approvato il piano “Gideon’s Chariots” all’inizio di maggio 2025. La strategia è stata concepita come un’operazione in tre fasi volta a ottenere vittorie sia militari che politiche, facendo pressione su Hamas affinché accetti un cessate il fuoco e uno scambio di prigionieri, smantellando contemporaneamente l’infrastruttura militare del gruppo. Il piano prevedeva la mobilitazione di decine di migliaia di riservisti per eseguire l’aggressione.

L’obiettivo finale era quello di occupare l’intera Striscia di Gaza, compresa Gaza City, come confermato dall’autorità radiotelevisiva israeliana il 5 maggio 2025. Tuttavia, la campagna militare non è riuscita a raggiungere questi obiettivi.

Sabato scorso, decine di migliaia di coloni hanno protestato a Tel Aviv, chiedendo al regime del primo ministro Benjamin Netanyahu di abbandonare i piani di occupazione di Gaza City e di firmare immediatamente un cessate il fuoco e uno scambio di prigionieri con Hamas.

Familiari prigionieri chiedono la fine della guerra a Gaza

Tuval Haim, il cui fratello Yotam era tra i tre prigionieri israeliani uccisi dai militari nel dicembre 2023, ha accusato il regime di Netanyahu di non aver compiuto sforzi concreti per ottenere il rilascio dei prigionieri. “Oggi, ho la sensazione che ci stiano mentendo”, ha detto Haim. Moshe Or, il cui fratello Avinatan Or rimane prigioniero a Gaza, ha chiesto un cessate il fuoco immediato e uno scambio di prigionieri. “Basta! Ci deve essere un accordo! Il popolo israeliano rivuole indietro i propri figli”, ha esortato. Proteste simili si sono svolte ad Haifa, nella zona ovest di Gerusalemme e in altre città. Israele stima che almeno 50 coloni siano ancora prigionieri a Gaza, e si ritiene che circa 20 siano ancora vivi.

L’8 agosto, il cosiddetto gabinetto di sicurezza israeliano ha approvato un piano per occupare Gaza City, che prevede lo sfollamento di oltre un milione di palestinesi verso sud prima di circondare e occupare la città attraverso intense operazioni militari. Dall’ottobre 2023, quasi 64mila palestinesi a Gaza sono stati uccisi nel corso dell’aggressione militare in corso, che ha lasciato l’enclave devastata e a rischio carestia.

Lo scorso novembre, la Corte penale internazionale ha emesso mandati di arresto per Netanyahu e l’ex ministro della guerra Yoav Gallant con l’accusa di crimini di guerra e crimini contro l’umanità relativi a Gaza. Israele deve inoltre affrontare un caso di genocidio presso la Corte internazionale di giustizia per le sue azioni militari nell’enclave.

di Redazione

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