Iran trasforma rifiuti in combustibile

Sulle aspre colline fuori Kermanshah, una città situata nell‘Iran occidentale, un improbabile tesoro giace sepolto sotto strati di fetore e degrado. Soprannominata in modo poco lusinghiero “oro sporco”, c’è una montagna di spazzatura che si accumula sotto il sole implacabile, il cui odore pungente avvolge l’area. Ma dietro questo cattivo odore si nasconde un’opportunità economica di notevole portata, che simboleggia un nuovo capitolo nell’approccio dell’Iran alla gestione dei rifiuti, al consumo di carburante industriale e alla sostenibilità ambientale.
La storia inizia nel 2000, quando Kermanshah inaugurò quello che sarebbe diventato l’impianto di riciclaggio dei rifiuti più all’avanguardia e avanzato dell’Iran. All’epoca si trattava di un esperimento audace, un tentativo di generare valore da ciò che un tempo era considerato puramente rifiuto. Da allora, l’impianto è cresciuto fino a trattare dalle 650 alle 700 tonnellate di rifiuti urbani al giorno, estraendo dai cumuli di immondizia un combustibile ricco di energia noto come combustibile derivato dai rifiuti, o CDR.
Questo materiale compresso e combustibile è creato da rifiuti non riciclabili come sacchetti di plastica, tessuti e carta sporca, promettendo un radicale cambiamento rispetto ai combustibili fossili che hanno a lungo alimentato le industrie iraniane.
Inquinamento causato dai combustibili fossili
Per anni, i cementifici e altre industrie pesanti iraniane hanno fatto largo uso di combustibili fossili, in particolare del mazut, un derivato del petrolio denso e inquinante. Ora, la West Cement Industries Company di Kermanshah è diventata il primo sito del Paese a sostituire parzialmente il consumo di gas naturale con il CDR.
Ogni giorno vengono consegnate circa 120 tonnellate di CDR, che sostituiscono circa il 19% del gas naturale utilizzato dall’impianto: un primo ma importante passo verso alternative energetiche più pulite. Per comprendere la portata di questo risultato, basti pensare che la provincia di Kermanshah produce circa 1.400-1.500 tonnellate di rifiuti al giorno, più della metà dei quali proviene dalla città stessa.
Iran e i tanti vantaggi del riciclo
L’Iran produce quasi 60mila tonnellate di rifiuti al giorno, pari a circa 20 milioni di tonnellate all’anno, più del doppio dei rifiuti pro capite di molti Paesi. Nonostante questa abbondanza di materie prime, i tassi di riciclo si aggirano intorno al 5-10%. Gli esperti stimano che la corretta selezione e il riciclo di sei milioni di tonnellate di rifiuti all’anno, potrebbero generare un valore di circa 3,5 miliardi di dollari.
Se si considera anche la produzione a valle di materiali riciclati, la cifra sale a 10 miliardi di dollari, a dimostrazione degli immensi ritorni economici derivanti dagli investimenti nei sistemi di gestione dei rifiuti.
I vantaggi economici vanno oltre il valore aggiunto diretto. Il riciclo dei rifiuti crea un ampio spettro di opportunità occupazionali, dalla raccolta e selezione alla lavorazione e produzione. In molti Paesi, la gestione dei rifiuti e il riciclaggio sono diventati importanti fonti di occupazione formale e informale, contribuendo all’inclusione sociale e alla riduzione della povertà.
Seguendo l’esempio, l’Iran potrebbe sfruttare la natura ad alta intensità di manodopera del settore per generare occupazione, in particolare tra i giovani, raggiungendo così obiettivi sia economici che di politica sociale. La posta in gioco per l’ambiente è altrettanto alta. L’accumulo incontrollato di rifiuti rilascia nell’atmosfera metano, un gas serra molto più potente dell’anidride carbonica.
Discariche a cielo aperto contaminano il suolo e le falde acquifere, mentre la loro espansione incide negativamente su preziose risorse territoriali. Deviare i rifiuti da questi siti attraverso il riciclaggio e la produzione di CDR può ridurre drasticamente questi effetti nocivi.
Inoltre, riducendo la dipendenza dal mazut e da altri combustibili fossili si riducono le emissioni di carbonio, aiutando l’Iran a rispettare i propri impegni climatici nonostante la crescente pressione internazionale.
di Redazione