Libano sotto la minaccia turca

Libano – La Turchia, presente in ogni teatro di crisi, ha espresso “profonda preoccupazione” per la recente visita del presidente libanese Joseph Aoun a Cipro, e ha in programma di “ricattare” Beirut se deciderà di contrastare l’influenza di Ankara nel Mediterraneo. Ankara vede la visita come un segnale preoccupante della potenziale apertura di Beirut a partnership mediterranee ed europee, incoerenti con la sua agenda nel Mediterraneo orientale.
Il Libano settentrionale sta assistendo a un preoccupante aumento del numero di sfollati siriani con complessi trascorsi in materia di sicurezza. Sono in aumento le operazioni di contrabbando transfrontaliero di armi che si svolgono sotto la diretta sponsorizzazione e copertura delle agenzie di sicurezza siriane e turche.
Il regime di Ankara considera il Libano settentrionale come la sua tradizionale area di influenza e non tollera alcun nuovo posizionamento ufficiale di Beirut che minacci la sua posizione geopolitica nel Mediterraneo.
Le mire della Turchia in Libano
La Turchia ha legami storici di lunga data con il Libano settentrionale. Inutile nascondere l’interesse di Ankara per il porto di Tripoli. Dal punto di vista geografico e marittimo, questo è il più grande porto del Mediterraneo in termini di potenziale. Se riabilitato, potrebbe rivaleggiare con il porto israeliano di Haifa. Ankara ha anche messo gli occhi sull’aeroporto di Qlayaat, vicino al confine siriano, così come su vaste aree della pianura di Akkar, ricche di minerali e risorse naturali.
Migliaia di terroristi detenuti, tra cui siriani legati ai gruppi affiliati alle autorità di Damasco, sono detenuti nel carcere libanese di Roumieh. Secondo quanto riportato dopo la caduta del governo dell’ex presidente siriano Bashar al-Assad, la Siria stava pianificando di richiederne il rimpatrio.
Nelle ultime settimane è cresciuta la preoccupazione circa le possibili ambizioni dell’esercito siriano dominato da terroristi, di impossessarsi di parti del Libano settentrionale. Di recente sono emerse notizie secondo cui mercenari provenienti dalla Siria si sarebbero infiltrati in Libano. Le Forze armate libanesi hanno smentito questa notizia e hanno affermato di essere al lavoro per garantire la sicurezza del confine.
La preoccupazione suscitata da questo e da altri rapporti simili è aumentata venerdì, quando l’inviato statunitense Tom Barrack ha avvertito che il Libano “tornerà ad essere Bilad al-Sham (nome storico della Grande Siria)”, se Hezbollah non consegnerà le armi.
di Redazione