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Libano: “Disarmare Hezbollah o l’occupazione”

Continuano a piovere minacce e pressioni sul traballante governo libanese. Il Libano rischia di essere invaso e occupato da Siria e Israele se Beirut non agirà per disarmare Hezbollah, ha avvertito il 12 luglio l’inviato speciale degli Stati Uniti, Thomas Barrack.

Parlando al The National, Barrack, ha sottolineato che il Libano si trova ad affrontare una “minaccia esistenziale” da parte dei due alleati degli Stati Uniti ai suoi confini, esortando nel contempo Beirut ad agire rapidamente per disarmare Hezbollah.

“Da una parte c’è Israele, dall’altra l’Iran, e ora la Siria si sta manifestando così rapidamente che se il Libano non si muove, tornerà ad essere Bilad Al Sham”, ha affermato, utilizzando il nome storico della Grande Siria, che includeva Libano e Palestina.

A dicembre, l’ex affiliata di Al-Qaed,a Hayat Tahrir al-Sham (Hts) ha conquistato Damasco, portando la Siria sotto l’influenza di Stati Uniti, Israele e Turchia. Il nuovo governo siriano, guidato dall’ex comandante dell’Isis, Ahmad al-Sharaa, avrebbe chiesto la cessione della città di Tripoli, a maggioranza sunnita, nel nord del Libano, rinunciando al contempo alle alture del Golan, nell’ambito di un accordo di pace con Israele.

Libano tra proposte e minacce

Il mese scorso, Barrack ha presentato ai funzionari libanesi una proposta che prevede aiuti per la ricostruzione e la fine degli attacchi di Israele se Hezbollah consegnerà le sue armi.

La guerra tra Israele ed Hezbollah si è conclusa a novembre con un cessate il fuoco mediato dagli Stati Uniti. Ma Israele continua a effettuare attacchi aerei e omicidi in tutto il Libano. Le forze di terra israeliane occupano anche cinque punti nel sud del Paese.

In risposta alla proposta, le autorità libanesi hanno presentato un documento di sette pagine in cui si chiede il completo ritiro israeliano dal territorio libanese occupato, comprese le fattorie di Shebaa, e ci si impegna a smantellare le armi di Hezbollah nel Libano meridionale, ma non a livello nazionale come richiesto da Israele.

Quando il quotidiano The National ha chiesto a Barrack perché il presidente libanese Joseph Aoun non si sia impegnato pubblicamente a rispettare un calendario per il disarmo, Barrack ha risposto: “Non vuole scatenare una guerra civile”.

“Non abbiamo ancora i soldati sul campo necessari per farlo, perché non hanno i fondi necessari. Stanno usando equipaggiamento vecchio di 60 anni”, ha aggiunti Barrack.

Il 6 luglio, il capo di Hezbollah, Naim Qassem, ha dichiarato che il movimento di Resistenza libanese non si disarmerà né cesserà di confrontarsi con Israele, finché non porrà fine ai suoi attacchi aerei e non si ritirerà dal Libano meridionale.

“Non ci si può chiedere di ammorbidire la nostra posizione o di deporre le armi mentre l’aggressione israeliana continua”, ha dichiarato Qassem domenica a migliaia di sostenitori riuniti nella periferia sud di Beirut.

di Redazione

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