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Francesca Albanese: “Sulla Palestina le impronte digitali dell’Occidente”

Il suo nome, usando un termine tecnico è “Top Trend”, ossia è quello che si trova in cima ai motori di ricerca. Francesca Albanese, relatrice speciale dell’Onu per i diritti umani nei territori palestinesi occupati, è balzata agli onori della cronaca dopo essere stata sanzionata dagli Stati Uniti.

Il comunicato sulla decisione di affibbiare delle sanzioni sulla sua persona arriva dal Segretario di Stato Statunitense, che l’ha accusa di “antisemitismo e di una campagna di guerra politica ed economica contro gli Stati Uniti e Israele”.

La verità è un’altra

Quello che bisogna andare a cercare, per capire il senso di tutto ciò è una notizia del 2 luglio, quando la relatrice speciale per l’Onu, in rapporto dal titolo “Dall’economia di occupazione all’economia del genocidio”, presentato al Consiglio dei diritti umani ha detto senza mezzi termini: “Se la Palestina fosse una scena del crimine avrebbe addosso le impronte digitali di tutti noi. I beni che compriamo, le banche a cui affidiamo i nostri soldi, le università a cui paghiamo le tasse”.

L’accusa, chiara, è verso le aziende che si macchiano di complicità con il regime sionista. “Esiste un sottosuolo di attività, quarantacinque aziende che supportano non solo le colonie ma tutto il sistema militare e tecnologico israeliano. Le ricerche hanno condotto ad individuare la compartecipazione del settore privato, una serie di imprese che continuano a trarre profitto, e mentre l’economia israeliana sembra in crisi, la borsa di Tel Aviv registra decine di miliardi di dollari di crescita; possiamo tranquillamente parlare di un economia del genocidio”. Coinvolte aziende come Google, Microsoft, Amazon, IBM, Palantir. C’è anche l’Italia tra questi complici con il Ccr che ha una serie di partenership con l’industria dell’agrobusiness.

Eppure non tutto è permesso ai privati, perché ci sono dei procedimenti contro Israele aperti dalla Corte internazionale di giustizia e dalla Corte penale internazionale; le due Corti hanno avvisato di non sostenere uno Stato che si trova sotto indagine. Tra queste aziende ci sono anche le italiane Leonardo e università che sono ancora sotto indagine.

“Le aziende come Leonardo o l’israeliana Elbit vanno portate in tribunale, compagnie come Airbnb e Booking.com possono essere boicottate e stessa cosa vale per la Volvo, i cui mezzi sono usati per demolire le abitazioni dei palestinesi o per trasferire i prigionieri politici palestinesi”.

Francesca Albanese:Non esiste un Israele buono

“Bisogna smetterla con l’artificio mentale di pensare ad un Israele buono dentro i confini dello Stato e un Israele cattivo nei territori occupati”. La mentalità colonialista sionista è preponderante nell’entità; la colonizzazione è un’impresa dell’entità, l’apartheid è un crimine dell’entità, il genocidio è un crimine dell’entità.

Tornando alle sanzioni, non è del tutto chiaro se avranno delle conseguenze, sicuramente una delle conseguenze sarà quella di impedire all’Albanese di entrare negli Stati Uniti e che i suoi beni presenti nel Paese saranno sequestrati. Tecniche di intimidazione di uno Stato mafioso.

di Sebastiano Lo Monaco

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