Reza Pahlavi, un servo tra follia e delirio

Reza Pahlavi, figlio dell’ultimo Scià dell’Iran, cerca di convincere l’opinione pubblica occidentale che il regime iraniano è “sull’orlo del collasso”, che lui sta guidando la “liberazione” e di avere milioni di sostenitori.
Delirante? Piuttosto folle! Questo servo di Israele pensa di essere sul punto di sedersi sul trono e riprendere la dinastia persiana da cui suo padre è stato detronizzato dal popolo iraniano.
Che ci creda davvero o no, è un’altra storia. Ma suo padre era un servitore del sionismo mondiale e ha chiaramente seguito le sue orme sperando di usurpare il seggio del potere a Teheran, che in realtà non sarebbe altro che un ruolo manageriale al servizio dei sionisti, che gli avrebbero ordinato di riprendere il saccheggio del suo stesso Paese a spese di coloro che hanno detronizzato suo padre proprio per questo motivo!
Reza Pahlavi, noi non dimentichiamo i crimini dello Scià
Nel corso degli anni ’70, migliaia di prigionieri politici furono detenuti in celle minuscole e torturati dal Comitato misto Anti Sabotaggio, un ramo della terribile Savak (National intelligence e Organizzazione per la sicurezza) formata sotto la guida della Cia nel 1957 e addestrata dal Mossad.
La Savak, nota in Iran per i suoi metodi brutali, controllava tutti gli aspetti della vita politica e sociale iraniana. Ai giornalisti, personaggi della letteratura e accademici veniva imposta una rigida censura. Le università, i sindacati e le varie organizzazioni erano tutte soggette all’intensa sorveglianza degli agenti della Savak e dei suoi informatori.
Questo era l’Iran dello Scià, un Paese manovrato e sottomesso alle volontà degli Stati Uniti, dove gli orrendi crimini commessi contro il popolo iraniano non urtavano le sensibilità di un complice e colpevole Occidente. Non dobbiamo dimenticare la storia, quella vera, e soprattutto, non dimentichiamo i suoi carnefici di ieri e di oggi. Loro, non cambieranno mai!
di Redazione