La vera solidarietà non conosce confini

In un mondo pieno di ingiustizie è facile cadere nell’abitudine alla solidarietà selettiva, schierandosi dalla parte degli oppressi solo quando condividono il nostro background, la nostra lingua o la nostra identità nazionale. Ma la vera giustizia richiede di più. Richiede che ci prendiamo cura degli altri oltre i confini, oltre la cultura e oltre i legami personali.
La vera solidarietà non riguarda le persone con cui ci relazioniamo di più. Si tratta di difendere ciò che è giusto, indipendentemente da chi soffra o da dove si trovi. Se qualcuno è oppresso, la sua etnia, nazionalità o background non dovrebbero determinare se parliamo o restiamo in silenzio. L’oppressione è oppressione.
Quando ci impegniamo solo per le lotte che riflettono la nostra identità, riduciamo la giustizia a una questione di comodo. Iniziamo a trattare la compassione come una transazione, offrendola solo quando ci sentiamo emotivamente coinvolti o socialmente spinti a prendercene cura. Ma questa non è vera empatia, e non è vera giustizia.
A volte, questo tipo di selettività è guidato dal nazionalismo, un attaccamento al proprio gruppo che oscura la sofferenza altrui. Ma il nazionalismo non ha alcun posto nella lotta per la giustizia. Se la nostra difesa è radicata nell’amore solo per noi stessi, allora abbiamo frainteso il vero fondamento di cosa significhi stare dalla parte degli oppressi.
Solidarietà significa essere presenti anche quando è scomodo. Anche quando non ci è familiare. Anche quando nessuno ne parla.
Se crediamo veramente nella giustizia, allora dobbiamo praticarla con coerenza. Dobbiamo essere disposti ad amplificare ogni voce messa a tacere dall’oppressione, indipendentemente da dove provenga. Perché la vera solidarietà non conosce confini e la vera giustizia non è mai selettiva.
di Redazione