Gaza, si bruciano libri per sopravvivere

Non si trovano più le parole per descrivere il dramma in cui sono costretti a vivere i palestinesi di Gaza. A causa della grave carenza di carburante e aiuti, per riscaldarsi e cucinare devono bruciare libri. Mentre la crisi umanitaria a Gaza si aggrava in seguito al crollo del cessate il fuoco tra Israele e Hamas e al conseguente blocco israeliano, i palestinesi bruciano libri per procurarsi combustibile.
Il blocco ha gravemente limitato la disponibilità di cibo, carburante e aiuti per i due milioni di abitanti di Gaza, lasciando le famiglie nel dramma. Con le scorte di carburante esaurite, i residenti sono costretti a bruciare il materiale disponibile, tra cui libri presi da biblioteche e scuole, evidenziando ulteriormente le condizioni estreme.
Gli abitanti descrivono una situazione insostenibile, in cui la sopravvivenza ha la meglio sulla salvaguardia della cultura. Le organizzazioni per i diritti umani hanno condannato il blocco e chiesto un intervento internazionale urgente.
La crisi sottolinea il devastante costo umano del conflitto e la necessità di un’azione immediata per alleviare le sofferenze e restituire dignità alla popolazione di Gaza.
Libri per sopravvivere
Il fumo dei libri bruciati si mescola ora alla polvere e all’onnipresente odore di esplosivo, un aroma amaro che aleggia pesantemente su Gaza. I medici degli ospedali, già alle prese con la scarsità di scorte, segnalano un aumento delle malattie respiratorie aggravate dai fumi tossici.
Le Nazioni Unite lanciano l’allarme per un’imminente catastrofe sanitaria pubblica, con i sistemi di depurazione dell’acqua in panne e i servizi igienici al collasso sotto il peso del blocco. L’atto di bruciare i libri, doloroso simbolo di disperazione, ha una risonanza ben oltre Gaza.
Accademici e istituzioni culturali di tutto il mondo hanno espresso indignazione, definendo l’accaduto un atto barbarico imposto a una popolazione privata dei beni di prima necessità. Mettono in evidenza le implicazioni a lungo termine di tale distruzione culturale, temendo la perdita del patrimonio intellettuale di Gaza e l’erosione della sua identità.
Mentre alcune nazioni stanno aumentando gli aiuti umanitari, spesso bloccati ai valichi di frontiera, le richieste di una fine immediata e incondizionata del blocco incontrano resistenza. Il ciclo di violenza continua, perpetuando la sofferenza e spingendo gli abitanti di Gaza sempre più nell’abisso della disperazione.
Gaza, un conflitto che ha perso ogni senso
Il Dott. Fayez Abu Shamaleh, professore e scrittore palestinese, si è scusato per aver dovuto appiccare il fuoco a una raccolta di poesie per accendere un fuoco e cucinare. Ha espresso rammarico per aver bruciato le opere del famoso poeta arabo Nazik Al-Malaika, descrivendolo come un doloroso atto di sacrificio della cultura, della storia e dell’umanità per la sopravvivenza.
Secondo il media indiano ETV Bharat, l’Università Islamica di Gaza City, un tempo prestigioso centro di studi nel territorio assediato, è ora un luogo di rifugio per molti e i libri presenti alimentano i fuochi delle loro stufe improvvisate. I bambini cercano tra le macerie dell’edificio universitario libri da bruciare per aiutare i genitori a cucinare e a riempirsi la pancia.
Israele aveva già interrotto la fornitura di cibo, carburante e aiuti umanitari ai circa due milioni di palestinesi di Gaza, con l’obiettivo di fare pressione su Hamas in merito ai negoziati per il cessate il fuoco.
I libri in fiamme servono come un duro promemoria del costo umano dell’inazione, un appello disperato per un ritorno all’umanità in un conflitto che sembra aver perso ogni senso.
di Redazione