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Cisgiordania, guerra dell’acqua e crudeltà israeliana

Il regime israeliano non solo ha causato una crisi umanitaria a Gaza, ma ora, saccheggiando le risorse idriche in Cisgiordania, sta anche cercando di scatenare una guerra dell’acqua contro i palestinesi.

Sebbene la carenza d’acqua sia diventata una grave crisi per i palestinesi della Cisgiordania, gli analisti suggeriscono che il fattore alla base di questa crisi sia l’uso israeliano dell’acqua come arma per punizioni collettive, un’arma che gli israeliani stanno usando per controllare la popolazione palestinese in Cisgiordania e per contribuire a portare avanti i progetti di insediamento.

I territori occupati, in particolare la Cisgiordania e le alture del Golan, sono importanti per l’acqua, l’economia e la sicurezza di Israele. Circa un terzo delle risorse idriche di Israele deriva dalle precipitazioni piovose sui pendii occidentali della Cisgiordania e viene estratto dallo stesso sistema acquifero che rifornisce la Cisgiordania. Pertanto, l’occupazione della Cisgiordania da parte di Israele ha consentito l’ulteriore sfruttamento di questa falda acquifera impedendo lo sviluppo di nuove fonti d’acqua da parte della popolazione araba.

Ogni estate si ripresenta la crisi idrica in Cisgiordania e le autocisterne cominciano a funzionare per soddisfare le esigenze delle famiglie, addebitando un prezzo doppio rispetto al solito.

Il cappio di Israele

La crisi di quest’anno è iniziata a maggio, quando la compagnia idrica nazionale israeliana Mekorot, che fornisce parte del fabbisogno idrico dell’Autorità Nazionale Palestinese, ha tagliato le sue forniture tra il 40 e il 50 percento. Secondo i residenti della Cisgiordania, nonostante l’abbondanza di acqua sotterranea, le forze di occupazione fanno saltare in aria o chiudono i pozzi d’acqua.

Il consulente tecnico del capo del Dipartimento idrico della Cisgiordania, Moad Abu Saada, ha dichiarato ad Al Jazeera che i palestinesi in Cisgiordania dipendono da due fonti d’acqua: la fonte locale, che è costituita dai pozzi sotterranei concentrati nell’area e fornisce il 42 percento dell’acqua del nord della Cisgiordania e della regione di Gerico. Un’altra fonte d’acqua acquistata da Merokot fornisce le province centrali e meridionali della Cisgiordania, che costituisce il 58 percento dell’acqua totale.

Il funzionario palestinese aggiunge che questo problema si ripete ogni estate a causa della quantità di acqua fornita da Israele che non cambia, anzi, diminuisce nonostante l’aumento della popolazione della regione. Abu Saada afferma che a giugno la società israeliana ha pompato 25mila litri invece di 33mila litri al giorno, il che ha segnato la maggiore diminuzione della quota di acqua di Ramallah. Dal 2018, la fornitura di acqua in Cisgiordania è gradualmente diminuita invece di aumentare. Ad esempio, a Hebron, la città più grande della Cisgiordania, il consigliere del Dipartimento dell’acqua afferma che la parte israeliana ha ridotto la quantità di acqua da 34mila litri al giorno a 22mila litri, e questa situazione continua e sta peggiorando.

Israele blocca scavo di pozzi in Cisgiordania

Uno dei motivi dietro l’intensificazione della crisi idrica in Cisgiordania è la repressione da parte di Israele dello scavo di pozzi nei villaggi a maggioranza palestinese. 

Abu Saada ha dichiarato che, secondo gli Accordi di Oslo, la parte israeliana dovrebbe autorizzare il pozzo d’acqua dopo l’approvazione della licenza. Ma questo lavoro è quasi impossibile. Ha aggiunto che la guerra di Gaza ha aumentato la repressione. 

Inoltre, Suleiman Malasa, capo del sindacato del personale del Dipartimento idrico di Gerusalemme, ha raccontato ad Al Jazeera dei ricorrenti attacchi dei coloni e delle misure di sabotaggio contro i pozzi di acqua dolce nei villaggi palestinesi. 

Melasa afferma che il numero di abbonati all’acqua a Ramallah, considerata una sottocategoria del Dipartimento idrico di Gerusalemme, negli ultimi sei anni è aumentato da 68mila a 84mila persone, ma la quota di questa regione rimane invariata a circa 35mila litri e talvolta scende persino a 25mila litri. 

Il funzionario palestinese ha osservato che ricorrono a soluzioni di emergenza come la fornitura di acqua con cisterne ad alcune regioni specifiche. Ma la differenza di prezzo è di circa 4 shekel (poco più di un dollaro) al litro direttamente dall’autorità idrica. I dati del Palestinian Central Bureau of Statistics mostrano che il consumo medio pro capite di acqua da parte dei palestinesi è di circa 85,7 litri al giorno, mentre questa quantità è molto più alta per gli israeliani e raggiunge più di 7 volte il consumo pro capite dei palestinesi. 

Punizione collettiva

Un rapporto pubblicato dall’Applied Research Institute di Gerusalemme (ARIJ) ha indicato che sono stati emessi 86 ordini militari dal 2019 allo scorso giugno. Questo rapporto sostiene che gli ordini militari sono la leva più importante della pressione di Israele contro lo sviluppo del settore idrico palestinese. Secondo questo istituto, la questione idrica è una grave crisi nei Territori palestinesi occupati, ma negli ultimi due decenni “ha preso una strada diversa e pericolosa e ha raggiunto livelli senza precedenti”.

Il rapporto aggiunge che gli ordini militari hanno imposto severe restrizioni ai palestinesi per lo sviluppo del loro settore idrico e hanno rappresentato un vero ostacolo alla loro capacità di gestire l’acqua necessaria. Il rapporto ha spiegato che secondo la legge israeliana, tutti gli ordini militari rientrano nel quadro degli ordini precedenti, incluso il decreto n. 92 emesso il 15 agosto 1967, che “affida il controllo di tutti gli affari idrici agli ufficiali militari incaricati di questo settore”.

Inoltre, il presente rapporto fa riferimento a due decreti militari emanati nel 1967 e nel 1968, in base ai quali tutti i pozzi, le sorgenti e i progetti idrici sono sotto la diretta supervisione del regime militare di Israele e tutte le risorse idriche nei territori palestinesi sono diventate proprietà di questo regime.

Date queste condizioni, i palestinesi pensano che l’intensificazione della guerra dell’acqua da parte di Israele contro la Cisgiordania nel contesto della guerra di Gaza, faccia parte della politica punitiva di Tel Aviv che prende di mira i palestinesi della Cisgiordania per il loro sostegno alla Resistenza anti-israeliana. 

di Redazione

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