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Droni yemeniti stanno prosciugando le casse del Pentagono

Gli Stati Uniti stanno studiando la possibilità di ottenere armi meno costose per far fronte agli attacchi dei droni dell’Asse della Resistenza nella regione, dopo aver registrato costi elevati per respingere gli attacchi dall’inizio della guerra. La rivista americana New Line indica che il costo per respingere gli attacchi dei droni yemeniti ha superato il miliardo di dollari. “L’esercito americano e i suoi alleati potrebbero adottare i laser per affrontare i droni invece dei missili”. Ha aggiunto che l’elaborazione di una nuova soluzione potrebbe richiedere del tempo per sviluppare quest’arma, dispiegarla e addestrare gli operatori su di essa.

Testo tradotto:

All’inizio di questo luglio, i combattenti yemeniti Houthi hanno inviato un drone attraverso il Mar Mediterraneo e nello spazio aereo sopra Tel Aviv, facendolo esplodere a bassissima quota. L’attacco ha ucciso una persona e ne ha ferite almeno altre 10. Questo tipo di attacco non è nuovo – Hamas utilizza da tempo razzi e droni economici – ma i danni nell’attacco Houthi a Tel Aviv mostrano un quadro di guerra asimmetrica. Nello specifico, mostra come i droni economici e talvolta improvvisati possano penetrare sistemi di difesa sofisticati e costosi.

Infatti, da quasi un anno, l’esercito americano sta combattendo una guerra lunga e costosa nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden contro una forza più piccola e meno avanzata. Dall’ottobre 2023, gli Houthi hanno interrotto le rotte di navigazione commerciale, provocando un conflitto con le forze statunitensi.

Milioni di dollari al giorno per abbattere droni yemeniti

Il Pentagono ha speso milioni di dollari in munizioni a un ritmo quasi giornaliero, un costo che ora ha superato più di un miliardo di dollari, secondo il segretario della Marina, Carlos del Toro. Nonostante il Pentagono affermi che gli sforzi “disabiliterebbero” le capacità degli Houthi, i combattimenti a bassa intensità non mostrano segni di fine, mentre il loro costo continua ad aumentare.

“Se abbattiamo un drone unidirezionale da 50mila dollari con un missile da tre milioni di dollari, non è una buona equazione in termini di costi”, ha dichiarato il sottosegretario alla Difesa per l’acquisizione e il sostegno, William LaPlante, durante la testimonianza davanti a una sottocommissione del Senato.

Date le sue dimensioni e la sua portata globale, le forze armate statunitensi non si limitano interamente a una sola forma di strategia e all’acquisizione di munizioni. Tuttavia, è la natura dei conflitti in corso a determinare la priorità da dare.

Due decenni di “guerra globale al terrorismo” hanno lasciato molte strategie e risorse destinate alla lotta alle insurrezioni sul campo. Le forze combattenti si trovavano ad affrontare gli IED e la minaccia di attacchi suicidi a sorpresa o imboscate, non sciami di droni o missili. Anche una delle campagne più recenti, come la presunta lotta contro l’Isis in Iraq e Siria, ha visto le forze statunitensi fornire ampio supporto aereo agli alleati curdi e arabi sul terreno, ma contro una forza con capacità familiari.

Negli ultimi anni, l’esercito ha cercato di ricostruire le proprie capacità per combattere potenti attori rivali, quelle che vede come grandi rivalità di potenza con Russia e Cina. Ciò significa demolire progetti costruiti per strategie precedenti, come la Littoral Combat Ship, un progetto multimiliardario, per costruire navi più piccole dedicate alle operazioni vicino alla costa. Le navi erano costose, si rompevano frequentemente e avevano piattaforme di armi non adeguate. In entrambi i casi, la difesa aerea non aveva la priorità, e qualsiasi azione nei suoi confronti si concentrava su intercettori avanzati destinati a contrastare i missili moderni di quelli che i militari chiamano “pari”, intendendo Russia o Cina.

“Le guerre combattute dopo la Guerra Fredda furono in gran parte contro coloro che non possedevano minacciose capacità di potenza aerea offensiva, quindi gli investimenti in quest’area divennero meno importanti”, ha dichiarato a New Lines, James Patton Rogers, direttore esecutivo del Cornell Brooks Institute for Technology Policy. Invece lo IED era l’arma da sconfiggere”.

Lo scoppio della guerra in Ucraina ha cambiato il modo in cui i militari vedevano il conflitto globale. La guerra è stata devastante per il popolo ucraino. Ha anche mostrato al mondo come la tecnologia moderna e gli strumenti acquistati a buon mercato possano rimodellare i conflitti. Sebbene il combattimento sia, per molti versi, una battaglia diretta tra due grandi eserciti, che mescola fanteria, e potenza aerea per attacchi di grandi dimensioni, la lentezza e lo stallo hanno portato a elementi strani, quasi obsoleti.

Mentre entrambi gli eserciti combattono dalle trincee in stile Prima Guerra Mondiale, usano droni commerciali e modificati per lanciare granate sui carri armati. Mosca e Kiev utilizzano moderni droni militari realizzati per la guerra, ma i loro soldati producono e utilizzano armi più economiche e non convenzionali mentre combattono in prima linea.

Queste armi improvvisate erano efficaci nell’infliggere vittime e fornire ricognizione e venivano persino utilizzate negli attacchi armati combinati. Le armi da campo hanno inoltre stimolato entrambe le parti a sviluppare modi efficaci ed economici per contrastare le reciproche innovazioni. In alcuni casi, ciò comporta il riutilizzo di difese ad alta tecnologia ma a basso costo, come l’uso di disturbatori di segnale destinati a rendere inutilizzabili i droni.

In altri casi, si tratta di un approccio rozzo, come sparargli dal cielo con qualsiasi arma di artiglieria leggera. Un’unità ucraina ha installato sei fucili Kalashnikov in un cannone terra-aria. La guerra ha anche evidenziato due grandi sfide per altri Paesi in un conflitto moderno: le forniture di munizioni e i droni. Poiché nessuna delle due parti è in grado di vincere subito e in modo decisivo, i combattimenti hanno esaurito le scorte di munizioni di artiglieria. L’innovazione guidata dalla necessità dietro sciami o attacchi di droni a basso costo mostra quanto efficaci e veloci possano essere queste tattiche contro un esercito avanzato.

Nel dicembre 2023, dopo più di un anno di guerra in Ucraina e due mesi di combattimenti nel Mar Rosso, LaPlante disse al pubblico che gli Stati Uniti avevano bisogno di sistemi antiaerei senza pilota “su vasta scala”. Ne abbiamo bisogno molti, non importa quali siano, cinetici o non cinetici”, ha affermato.

Per l’opzione cinetica, ciò significa nuove armi – missili o anche un’arma a energia diretta – in grado di intercettare un drone nemico. Un’altra opzione include strumenti che disabilitano o spengono indirettamente un drone nemico, come i jammer. La raccomandazione è qualcosa a cui ha fatto eco da allora, ma ora, nell’estate del 2024, l’Esercito fa ancora affidamento sugli stessi costosi strumenti di difesa aerea. Questi includono missili terra-aria e armi trasportate su aerei da caccia che possono costare diversi milioni di dollari per attacco.

Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha il budget militare più alto del mondo. Le forze statunitensi sono sparse in tutto il mondo, con forze proiettate sui gruppi d’attacco delle portaerei e sulle basi sparse ovunque. Lavora a stretto contatto con gli appaltatori della difesa e i leader militari guardano sempre avanti alle minacce future. Allora perché così tanti nuovi sistemi d’arma e tecnologie finiscono in un limbo che il Pentagono chiama “la valle della morte”? Questa è la frase usata dal Pentagono per la fase di sviluppo in cui i nuovi sistemi languono in fase di test e perfezionamento per un periodo apparentemente indefinito. Alla fine vengono sostituiti da qualcosa di nuovo man mano che le minacce o le tattiche si evolvono, lasciando questi sistemi in fase di test, mai ampiamente utilizzati.

Il Comando Centrale degli Stati Uniti (CENTCOM) mantiene la bocca chiusa riguardo alle munizioni specifiche utilizzate nelle missioni di interdizione contro droni e missili. Tuttavia, la Marina ha ammesso di aver lanciato SM-2 (Standard Missile), SM-6 e SM-3 per abbattere i droni. Il costo di questi missili può variare da due milioni di dollari a 27,9 milioni di dollari ciascuno, a seconda del modello e della variante.

Nell’ottobre 2023, il cacciatorpediniere della Marina USS Carney abbatté diversi missili e droni lanciati dagli Houthi sul Mar Rosso in uno scontro durato ore. Questa è stata la prima volta che gli Stati Uniti hanno intercettato un’arma lanciata dal movimento Houthi dello Yemen dallo scoppio della guerra di Gaza. Gli Houthi avevano promesso di prendere di mira e impedire il trasporto commerciale da e verso Israele nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden fino alla fine della guerra.

Da allora, gli Stati Uniti e i loro partner sono stati principalmente impegnati in un conflitto di basso livello con il movimento Houthi, dove ogni giorno distruggono da uno a sette missili, droni o siti radar. Il Comando Centrale degli Stati Uniti non dice quante munizioni vengono utilizzate in ogni attacco o intercettazione, ma uno sguardo prudente ai costi lo colloca a più di un milione di dollari per lancio. Nessuna delle due parti mostra alcuna intenzione di fare marcia indietro, e nessuna delle due parti mostra alcun segno di esaurimento delle armi o della capacità di usarle.

La Marina ha confermato a luglio che l’Eisenhower Carrier Strike Group, che ha assunto la guida dei ruoli di intercettazione per la maggior parte del conflitto del Mar Rosso, ha lanciato 155 missili della serie Standard e 135 missili da crociera Tomahawk (che costano circa due milioni di dollari per unità). Si tratta di più di mezzo miliardo di dollari da quando l’Eisenhower Carrier Strike Group si è schierato nella regione nell’ottobre 2023 ed è partito nel giugno di quest’anno. Inoltre, gli aerei assegnati al gruppo d’attacco hanno lanciato 420 missili aria-superficie e 60 missili aria-aria. La Marina non ha dettagliato cosa sia stato utilizzato nello specifico, ma il comandante della USS Dwight D. Eisenhower in precedenza aveva indicato un arsenale che include missili aria-terra AGM-114 (circa 150mila dollari per unità), AIM-9X Sidewinder e AIM-120 missili aria-aria.

I combattimenti nello Yemen sono una delle numerose battaglie in cui gli Stati Uniti sono stati coinvolti in tutta la regione dall’inizio della guerra a Gaza. Gruppi armati alleati con l’Iran lanciano da mesi droni d’attacco e missili a basso costo contro strutture e basi statunitensi in Iraq e Siria. Decine di attacchi hanno provocato ferite e lesioni cerebrali ai soldati americani. A gennaio, tre riservisti dell’esercito americano sono stati uccisi in un attacco di droni in un sito in Giordania.

Se la minaccia rappresentata da un singolo gruppo che ha accesso a munizioni a basso costo è difficile da eliminare, evidenzia quanto possa essere costoso un attacco su larga scala da parte di uno Stato-nazione.

Progetti presso il Dipartimento della Difesa

Ci sono diversi progetti paralleli al lavoro presso il Dipartimento della Difesa. Alcuni si concentrano sull’adattabilità e sui ruoli polivalenti per trarne la massima efficacia. L’Esercito e il Corpo dei Marines hanno ordinato centinaia di “munizioni vaganti”, droni a basso costo che possono essere caricati con carichi utili per attacchi “suicidi” ad alta precisione o per la sorveglianza. È la versione “intelligente” dei droni d’attacco kamikaze unidirezionali utilizzati dai militanti. Quest’anno, l’Air Force ha anche annunciato un concorso per missili da crociera più economici, il primo passo verso il loro sviluppo.

Una soluzione che l’esercito americano sembra stia seriamente esplorando è il software non convenzionale o, come alcuni amano descrivere, ispirato alla fantascienza. I rami militari stanno attualmente sviluppando e testando diverse piattaforme per armi ad energia diretta o laser. L’Esercito, la Marina e l’Aeronautica hanno ciascuno approcci diversi all’impiego del laser. L’Esercito, ad esempio, lo sta già testando sul campo avendo implementato il laser ad alta energia pallettizzato (P-HEL) in capacità operativa. Il P-HEL utilizza un raggio focalizzato da 20 kilowatt, meno del laser da 100 kilowatt che l’esercito sta testando sul suo veicolo di difesa aerea M-SHORAD (Short-Range Directed Energy Maneuver), ma comunque abbastanza potente da bruciare il metallo, per colpire e distruggere bersagli aerei.

L’appello è chiaro. Sebbene il costo di sviluppo iniziale sia elevato, a lungo termine i laser saranno più economici sul campo. Gli Stati Uniti studiano da decenni la fattibilità e l’applicabilità delle armi ad energia diretta. I recenti progressi sono promettenti, ma il pubblico dominio non è nuovo e l’esercito non utilizza ampiamente i laser sul campo di battaglia.

Stati Uniti e alleati possono sviluppare nuove contromisure, ma le tattiche continueranno ad evolversi

L’esercito americano e i suoi alleati potrebbero adottare ampiamente i laser. Oppure si concentreranno sull’uso di versioni più economiche dell’SM-2 o di “munizioni vaganti”, come il Coyote 2C, una piccola arma lanciata da terra che può essere utilizzata in parte come drone da ricognizione o diretta a intercettare e distruggere i droni. Rogers ha osservato che qualsiasi nuovo sistema d’arma o tattica richiede tempo per adattarsi. Si va dal tempo necessario per ideare una nuova soluzione al tempo necessario per produrre e schierare quell’arma, oltre al tempo necessario per addestrare gli operatori. Ciò avviene “mentre il nemico adatta le proprie strategie e tecniche per eludere le contromisure dirette contro di lui”.

Anche se l’esercito fosse in grado in breve tempo di trovare, testare e produrre rapidamente armi più economiche che potrebbero sostituire le costose armi attualmente in servizio, il loro effettivo dispiegamento sarebbe tutta un’altra questione. Ad esempio, anche se i nuovi missili terra-aria sostituissero individualmente le armi attualmente in uso, la logistica di una revisione così completa richiederebbe tempo. In uno scenario del genere, “l’esercito non può fare magie”, ma dovrebbe invece inviare quelle nuove munizioni alla prossima forza schierata, piuttosto che a quella che è attualmente sul campo. La migliore linea d’azione fino ad allora è concentrarsi sull’apertura di nuove linee di produzione per ciò che è attualmente in uso per ripristinare l’offerta fino a quando non saranno disponibili nuove opzioni.

Mentre il Pentagono si affretta ad acquisire strumenti più economici per combattere gli sciami di munizioni a basso costo, c’è il rischio che emergano all’improvviso nuove tattiche o armi per le quali gli Stati Uniti e i loro alleati non sono preparati. I conflitti in Ucraina e in Medio Oriente mostrano la rapidità con cui queste tecnologie possono evolversi, insieme alle tattiche per combatterle. Rogers ha osservato che i droni nemici probabilmente mostreranno caratteristiche più autonome, sciami più grandi potrebbero essere utilizzati per cercare di superare le difese aeree e le armi economiche potrebbero diventare più precise. Gli Stati Uniti e i loro alleati possono sviluppare nuove contromisure, ma le tattiche continueranno ad evolversi.

di Redazione

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