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Gaza e l’influenza della lobby israeliana negli Usa

Gaza Israele ha condotto una campagna sistematica volta a influenzare l’opinione pubblica americana, compresi i legislatori neri, fin dall’inizio della guerra nella Striscia di Gaza. Questa campagna, per la quale sono state pagate ingenti somme di denaro, è stata sponsorizzata direttamente dal Ministero della Diaspora, che a sua volta ha pagato, in collaborazione con alcune associazioni, più di due milioni di dollari a una società di marketing politico di Tel Aviv per supervisionare migliaia di persone. Sono stati creati account falsi sui social media per diffondere contenuti a favore della guerra, da un lato, e dall’altro per influenzare i legislatori americani a modificare il concetto e gli standard di “antisemitismo” nella legge americana.

Guerra a Gaza, come si “costruisce” una menzogna

La campagna è iniziata ad ottobre ed è ancora attiva sulla piattaforma X. Secondo i documenti pubblicati da FakeReporter, centinaia di account falsi che fingevano di essere veri americani sono stati utilizzati su X, Facebook e Instagram per pubblicare commenti a sostegno di Israele. I resoconti si concentravano sui legislatori americani, in particolare neri e democratici, come il leader della minoranza alla Camera di New York, Hakeem Jeffries, con post che li esortavano a continuare a finanziare l’esercito israeliano.

Documenti pubblicati dal quotidiano britannico The Guardian confermano che la società privata israeliana Stoic, che si occupa di campagne politiche online, ha gestito l’operazione ed è stata incaricata di realizzare questo progetto.

Decine di startup tecnologiche israeliane hanno ricevuto quel mese anche e-mail e messaggi WhatsApp che li invitavano a partecipare a riunioni urgenti per diventare “soldati digitali” per Israele durante la guerra. Alcune e-mail e messaggi sono stati inviati da funzionari del governo israeliano, mentre altri provenivano da startup e incubatori tecnologici.

Secondo fonti intervistate dal quotidiano ebraico Haaretz, l’operazione è stata commissionata dal Ministero israeliano per gli Affari della Diaspora, ma è stata portata avanti da un altro soggetto, per paura che rivelarla mettesse Israele in crisi.

Influenza della lobby israeliana sui centri decisionali

La lobby israeliana esercita una pressione efficace negli Stati Uniti e gode di una forte influenza, soprattutto per quanto riguarda le questioni regionali. L’influenza della lobby israeliana sui centri decisionali deriva dall’importanza dei donatori ebrei nelle campagne presidenziali e, secondo le stime, fino al 60% dei fondi privati ​​dei candidati provengono da sostenitori ebrei. Inoltre, gli elettori ebrei, che vivono in Stati chiave, sono considerati decisivi nelle elezioni presidenziali, il che può influenzare le politiche dei candidati nei confronti di Israele.

Un’altra via di influenza riguarda le nomine, dove la lobby agisce come tutore, esercitando potere di veto sui candidati ritenuti non sufficientemente favorevoli all’entità. Coloro che sono affiliati alla lobby ricoprono posizioni chiave nella definizione delle politiche, nello specifico in Medio Oriente.

Per influenzare la politica americana su Israele, viene esercitata pressione sui media, sulle università e sui centri di ricerca (sostenendo i ricercatori che sostengono Israele o che possono essere addomesticati a questo scopo). D’altra parte, raggiungere l’uguaglianza tra critica al comportamento israeliano e antisemitismo nella legge americana è l’obiettivo attuale della lobby ebraica negli Stati Uniti alla luce degli sviluppi nelle università americane, che hanno visto un maggiore sostegno alla causa palestinese tra gli studenti.

di Maryam Al-Seblani

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