Cisgiordania, in aumento crimini dei coloni
Strade bloccate, incursioni armate, pozzi sabotati sono solo alcuni dei crimini perpetrati dai coloni sionisti nelle zone rurali della Cisgiordania occupata dall’inizio della guerra a Gaza.
Nel villaggio di Imran Nawaja, la strada di accesso è stata bloccata dall’inizio della guerra da enormi pietre, messe lì dai coloni o dall’esercito. “L’esercito israeliano voleva riaprire la strada, ma i coloni sono venuti per impedirlo”, ha dichiarato stupito Nawaja, un contadino di 46 anni di Susya, vicino a Hebron, nel sud della Cisgiordania. “Sono loro che comandano qui adesso”, ha dichiarato.
Nella Cisgiordania, occupata da Israele dal 1967, vivono 490mila coloni tra tre milioni di palestinesi.
I loro insediamenti sono considerati illegali secondo il diritto internazionale delle Nazioni Unite.
Dall’inizio della guerra del regime sionista il 7 ottobre, l’agenzia umanitaria delle Nazioni Unite (Ocha) ha registrato una media di più di sei incidenti al giorno tra coloni e palestinesi, dal furto di bestiame alla violenza fisica diretta. Prima della guerra la media era di tre al giorno. “Usano la guerra come pretesto per espellerci dalle nostre case ed espropriare le nostre terre”, ha dichiarato all’Afp Jaber Dababsi, un contadino di 35 anni nel villaggio di Khallet al-Dabaa.
I diplomatici europei e statunitensi hanno ripetutamente condannato l’aumento della violenza da parte dei coloni israeliani. Alcuni coloni “indossano perfino uniformi militari”, ha dichiarato Musaab Rabbe, 36 anni, agricoltore e operaio edile. “Hanno ricevuto le armi e il diritto di agire come soldati, arrestano le persone e noi pensiamo che siano soldati”, afferma Rabbe, del villaggi di Masafer Yatta, a sud di Hebron.
Dei 240 attacchi di coloni contro palestinesi registrati dal 7 ottobre dall’Ocha, compresi diversi attacchi mortali, più di un terzo ha comportato “l’uso di armi da fuoco contro i palestinesi”.
di Redazione