Mahsa Amini, la sua morte trasformata in un progetto politico
La tragica morte della giovane iraniana Mahsa Amini avvenuta un anno fa, è stato l’ultimo pretesto da parte dell’Occidente per avviare l’ennesimo attacco contro l’Iran. La ragazza, che aveva subito un intervento chirurgico al cervello nel 2006, ha avuto un infarto mentre si trovava in una stazione di polizia a Teheran. Da quel momento, i tabloid occidentali hanno accusato la polizia iraniana di aver picchiato a morte Amini, scatenando così delle “rivolte” contro il Paese.
A tal proposito, la moglie del presidente iraniano Ebrahim Raisi, Jamileh Alamolhoda, ha affermato che certi governi stranieri hanno sfruttato la tragica morte di Mahsa Amini e i disordini che ne sono seguiti per creare un “progetto politico” contro la Repubblica Islamica. “Anch’io sono una madre e capisco il valore delle ragazze e delle donne nel loro insieme,” ha dichiarato Jamileh Alamolhoda in una recente intervista con ABC News.
Mahsa Amini e la viltà dell’Occidente
Mahsa Amini, 22 anni, è morta lo scorso settembre in ospedale tre giorni dopo essere crollata in una stazione di polizia di Teheran. La sua morte ha scatenato ondate di proteste in diverse città, che sono diventate violente quando i media e i servizi di intelligence stranieri hanno lanciato una campagna di disinformazione che ha “indirizzato” i manifestanti verso atti di vandalismo e rivolte.
“Penso che cose del genere possano accadere in qualsiasi Paese. Tuttavia, nel nostro Paese, questi si trasformano in progetti politici e ciò avviene fondamentalmente a causa delle intenzioni dei governi stranieri di fomentare violenza e terrore in Iran”, afferma Jamileh Alamolhoda.
Il presidente Raisi ha seguito approfonditamente il caso e ha parlato con la famiglia Amini. Alla domanda sulla questione dell’hijab in Iran, Alamolhoda ha risposto che l’hijab è parte di una questione molto più ampia.
Sottolineando l’aspetto dignitoso dell’hijab per le donne iraniane, ci sono opinioni diverse sui codici di abbigliamento e sull’hijab in ogni Paese. Tuttavia, ha affermato Alamolhoda, che finché l’hijab sarà un requisito legale in Iran, dovrebbe essere osservato come qualsiasi altra legge.
Vale la pena sottolineare che per l’Occidente l’hijab è solo uno dei tanti pretesti per seminare discordia e divisione in Iran, non certo preoccupazione per i diritti delle donne iraniane.
di Redazione