Darién, la rotta del demonio e il silenzio dei media
La promessa è un posto in paradiso, ma per raggiungerlo bisogna attraversare quella che è stata definita, “la rotta del demonio”. Stiamo parlando del passaggio tra Colombia e Panama, la selva del Darién che blocca la strada panamericana ma non basta a fermare il magma umano che si sposta da un continente all’altro.
Una passaggio contraddistinto dalla ferocia dei paramilitari, dalla presenza di serpenti e poi sete, fiumi in piena, trafficanti umani che chiedono 50 dollari per tirarti fuori dal fango. Nel silenzio della maggior parte dei media, dall’altra parte del mondo, è in atto una tragedia umanitaria.
Darién e “Il sogno americano”
Questo è il mantra di chi si avventura in questo inferno, la speranza. Il sogno americano, la statua della libertà che accoglie gli ultimi della terra. Quanto di vero c’è in questo sogno lo sappiamo tutti. Fiume Chucunaque, un fiume che irrompe nella selva del Darién. Ha un flusso potente, quasi quanto quello di un oceano. È in questo fiume che galleggiano i corpi di chi spera di arrivare in America. Corpi di migranti, divorati dalle intemperie, massacrati dalla selva. Corpi che vengono seppelliti da altri migranti che li recuperano, seppelliti in cimiteri di fortuna o che rimangono imbalsamati nel fango.
Se non ci pensa la natura a togliere di mezzo questi disperati, è pronto ad intervenire l’uomo. Lo Stato panamense si fa forte dei suoi militari di frontiera che hanno un solo compito: dare la caccia ai migranti. Se finiscono nel fango tanto meglio, meno lavoro da svolgere.
La rotta panamericana
Inizia dall’Alaska, passa tra i deserti messicani e si estende sino alla Patagonia. Incontra un ostacolo, però, questa lunga e poetica strada: la foresta del Darién. È una frontiera naturale lunga 266 chilometri, impenetrabile con i mezzi di superficie ma sono gli spazi che si aprono dalla Colombia, verso Nord, a renderla appetibile ai migranti.
Sono almeno 200mila le persone che hanno attraversato la frontiera negli ultimi anni. Anfratti naturali percorribili solo a piedi, in dieci giorni di cammino. I picchi si raggiungono nei mesi di Settembre e Ottobre quando duemila persone al giorno cercano di uscirne vivi. Arrivano dal Venezuela, Ecuador, Haiti. Molti sono bambini. Molti vengono da altre parti del mondo: Senegal Angola, Siria, Uzbekistan, Afghanistan. Atterrano in Brasile con voli low cost, dove vi sono accordi con diversi Paesi che hanno il permesso di entrare senza visto.
Chi riesce a superare il Darién, ha dinnanzi a sé altro dolore e altra fatica: le frontiere del Messico.
Il tutto nella speranza di una vita migliore nella terra dell’American Dream.
di Sebastiano Lo Monaco