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Colletti bianchi, chi va in carcere in Italia?

Quanto emerge dal rapporto SPACEI 2021, dove vengono mappati 46 Stati europei, l’Italia e il suo sistema penale sembrano pensati per colpire alcuni reati e schivarne altri. A farla franca sono principalmente i “colletti bianchi”: manager, CEO, amministratori delegati, presidenti e direttori.

A parlare sono i numeri, infatti, nella popolazione carceraria, censita nel gennaio dal 2020 al 2021, i colletti bianchi presenti dietro le mura delle patrie galere sono lo 0,9%, 326 su 36.204 detenuti. Questi 326 scontano una pena per reati economico-finanziari.

Colletti bianchi, problema principale le leggi italiane

Il 99% dei detenuti ha commesso reati che nulla hanno a che vedere con i reati finanziari, le leggi italiane hanno le maglie larghe, come la tela di un ragno che lascia sfuggire le prede grandi e intrappola le piccole visto che si arriva con difficoltà a condannare un colletto bianco che ha frodato, riciclato o commesso altro.

La mannaia si abbatte sul traffico di stupefacenti visto che il 31,7% di chi si trova dietro le sbarre sta scontando una pena per reati di droga ed è un unicum in tutta Europa. Chi ha percentuali più basse dell’Italia nel condannare i colletti bianchi è, ad esempio, l’Albania con lo 0,1% su 2.284 detenuti.
C’è poi l’Estonia con lo 0,1% su 1.882, l’Islanda con lo 0,1% su 123 e la Moldova con lo 0,2% su 5.444.

A partire dalla Polonia, 1% su 58,571 detenuti, il resto d’Europa è molto severo con chi commette frodi finanziarie. Al primo posto c’è la Slovenia dove il 16, 8% su 760 detenuti ha commesso reati finanziari. Le cose vengono prese seriamente anche in Germania: 9,8% su 46.851 e in Francia: 7,1% su 44.817.

La situazione in Germania

Cosa succede in Germania, delinquono più dell’Italia? No. Il problema è che nelle nazioni summenzionate, i reati finanziari vengono mal visti e puniti a dovere. È il sistema penale italiano a essere più clemente verso questa gente che, lo ribadiamo, finisce in carcere molto raramente.

In Germania solo il 13,2% si trova in carcere per reati dovuti agli stupefacenti, in Francia il 16%, in Spagna il 17%. Quindi, l’Italia è come la Colombia ai tempi di Escobar? No. È il sistema penale che viaggia a due velocità dando vita a quella che viene definita “Giustizia di classe”: di manica larga per i più abbienti, spietata verso i deboli.

Niente di nuovo sotto il sole, si direbbe e non sembra che le cosa tendano a migliorare. Il nuovo governo guidato da Giorgia Meloni sta seriamente pensando di “modificare” il reato di abuso d’ufficio che è la spia di crimini molto più gravi a partire dalla corruzione.

di Sebastiano Lo Monaco

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