Italia fornisce tecnologie e addestramento all’Egitto
Il caso Regeni e l’orrore che ne seguì, pare non aver lasciato traccia nella politica italiana. Infatti, l’Italia e Al Sisi collaborano ancora, con affari che continuano ad andare avanti. Rapporti che si sono fortificati nel triennio che va dal 2016 al 2019.
Che cosa ha guadagnato l’Italia da questi “affari?”
Dall’Egitto non partono più imbarcazioni di migranti irregolari, afferma l’Eurpean Union Agency for Asylum (Euaa), con un report che è stato pubblicato nello scorso Luglio. Si è arrivati a questo risultato grazie ad una severa legislazione contro il traffico di esseri umani che è stata introdotta dal governo egiziano nel 2016. Le pene previste per i trafficanti di esseri umani sono pesantissime: lavori forzati e multe che vanno dai 10 a 25mila euro.
Un aiuto lo ha dato anche l’Unione Europea che con l’Egitto è stata sempre benevola, la donazione, in questo caso è stata di 60 milioni di euro tramite il fondo fiduciario per l’emergenza per l’Africa. Una cifra altissima, mai versata prima. All’interno di questo progetto vi è la creazione per dei numeri di emergenza “anti-tratta”, villaggi che dovrebbero offrire opportunità di lavoro. Il tutto però è sconosciuto perché nei fatti, cosa fa il regime egiziano, non è dato saperlo.
Ma è vero che nessuno parte più dall’Egitto?
Le partenze, poche, continuano ad esserci ma invece di arrivare nelle coste italiane, vengono dirottato verso quelle libiche. Per capire un po’ di più vengono in soccorso i numeri: dal Dicembre 2021 al Gennaio 2022, sono stati registrati 117,156 migranti di cui “solo” 3.935 sbarcati in Italia.
Gli accordi con l’Italia funzionano, gli amorevoli consensi tra le due nazioni risalgono alla fine degli anni ’90, rinforzando, nell’ultimo periodo, le politiche di difesa e di sicurezza dove si mettono nella stessa barca migranti e terroristi, un miscuglio che fa comodo a tutti.
Gli aiuti dell’Italia
Lo studio di EgyptWide rivela che nel decennio 2010-2020, l’Italia ha messo a disposizione delle forze di polizia egiziane e del National Security Service venti elicotteri dismessi dalla polizia di stato ceduti a titolo gratuito al governo di al-Sisi. Ma non è finita, perché oltre gli elicotteri vi sono Tecnologie Afis per l’identificazione delle persone migranti prima dell’arrivo alle frontiere. La manutenzione è affidata al servizio di polizia scientifica italiana.
Vi sono poi motovedette, veicoli di terra, equipaggiamento per il pattugliamento del territorio e delle coste, corsi di formazione (62 per la precisione) affidati alla polizia e ai carabinieri.
Cooperazione che non si è mai fermata, nemmeno durante l’embargo sulle forniture di sistemi d’arma al nuovo governo egiziano, messo in atto dal Consiglio di Affari esteri dell’Ue, il tutto in seguito alla continua violazione dei diritti umani. Proprio il 2013 è stato l’anno del colpo di stato, dei massacri in piazza, dell’estromissione dell’ex presidente eletto Mohamed Morsi.
Con la scusa della lotta al terrorismo, il generale ha messo in atto una sistematica violazione dei diritti umani, una repressione feroce di qualsiasi forma di dissenso. Torture, sparizione di oppositori, esecuzioni sommarie con la complicità degli alti vertici delle forze di polizia, quei vertici che risultano gli esecutori materiali dell’uccisione di Giulio Regeni.
di Sebastiano Lo Monaco