Le parole che risuonavano durante la pandemia come “ne usciremo migliori”, “ce la faremo”, “medici ed infermieri eroi”, a distanza di due anni appaiono come un eco lontano. Nella realtà, di quegli annunci non è rimasto nulla. Nessuno ne è uscito migliore e la sanità sta peggio di prima perché la politica, colpevole reale dei disastri nel comparto sanitario, è rimasta alla finestra a guardare lo sfacelo.
Gli ospedali, nel periodo estivo, si svuotano. A mancare è soprattutto il personale ma non i pazienti. Medici in ferie, in malattia. Stessa cosa per il personale infermieristico, quest’anno poi, per completare il quadro, ci si è messa anche l’ondata di Covid che da giugno sino a fine luglio ha infettato interi reparti, mandando nel caos la già precaria condizione degli ospedali. Si è messa una pezza prendendo in prestito, come nel calcio mercato, personale proveniente da altri reparti che ha, in qualche modo e con abnegazione, tenuto in piedi la funzionalità e permesso ai pazienti di effettuare le proprie terapie.
Il punto più basso si è toccato nei pronto soccorso, ormai assurti a vere e proprie trincee dove si combatte una guerra continua. Mancano i medici, mancano gli infermieri e non da ora, per la precisione ne mancano 4200. Uno stato di emergenza continuo, tanto che l’Anaao Assomed ha deciso di indire uno stato di agitazione, digitando l’hashtag #primadivotarepensaallasalute si possono vedere le iniziative e la prossima stagione di mobilitazione.
Una Sanità lasciata nel caos
Altra magagna, oltre la mancanza ormai cronica dei medici, è quella delle dimissioni: al mese di agosto 2022, hanno firmato le loro dimissioni già 600 camici bianchi. Stando all’Anaao, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è la morte del medico dell’ospedale Giannuzzi di Manduria (Puglia), che è deceduto mentre effettuava delle visite. Il medico in questione, come un minatore dell’ex Unione Sovietica, stava in ospedale da 24 ore.
I medici diminuiscono ma aumentano i pazienti, quasi il 20% in più rispetto allo scorso anno si è recato al pronto soccorso. Aumentano le attese dei ricoveri, aumentano le condizioni di disagio di chi si trova costretto a recarsi in ospedale: zone promiscue, luci sempre accese, barelle che diventano letti. Anziani che rimangono soli, non assistiti o assistiti alla meno peggio quando va bene.
Scoppia poi la rabbia dei parenti con pronto soccorso devastati, medici ed infermieri picchiati. Questo è ciò che la politica ha scientemente creato. Il motivo? Privilegiare il privato, lasciare le macerie nel pubblico che però si sobbarca tutto quello che il privato non può fare. Un esempio? Le terapie intensive, i Pronto Soccorso, le corsie per i malati cronici come i reparti di Talassemia che sono costi con nessun ricavo.
Una pratica perversa che viene portata avanti con metodo e precisione salvo poi lanciare strali e peana quando si leggono di violenze ai medici e infermieri e di morti per malasanità, ma è solo mero teatro, poi si torna immediatamente a smantellare la Sanità.
di Sebastiano Lo Monaco