Rivoluzione Islamica, intervista all’ambasciatore iraniano
Riportiamo l’intervista dell’Ansa all’Ambasciatore iraniano in Italia, Hamid Bayat, in occasione del 43° anniversario della Rivoluzione Islamica dell’Iran.
I colloqui sul nucleare di Vienna sembrano mostrare alcuni sviluppi, ma gli Stati Uniti sottolineano la necessità di colloqui diretti con Teheran per prendere ‘decisioni politiche’ e raggiungere un accordo definitivo. Ritenete possibile un incontro tra funzionari statunitensi e iraniani a breve?
Le autorità iraniane, tra cui il Presidente della Repubblica e il Ministro degli Esteri, hanno sottolineato che se si avrà la certezza che gli Stati Uniti si impegneranno ad attuare il Jcpoa ed osserveranno i loro obblighi, ci sarà la possibilità di avere dei colloqui diretti tra le parti. “Se raggiungiamo una fase del processo negoziale in cui è necessario avere un certo livello di colloqui con gli Stati Uniti per raggiungere un buon accordo con solide garanzie, non lo ignoreremo”, ha affermato Amir Abdullahian. Pertanto, tutto dipenderà dall’atteggiamento e dalle posizioni degli Stati Uniti. Naturalmente, la priorità assoluta è la revoca delle sanzioni e la riduzione della pressione sul popolo iraniano, che ha sostenuto costi elevati a causa dell’arroganza e dell’irresponsabilità degli Stati Uniti.
L’atteggiamento della precedente amministrazione statunitense ha provato a tutti che è difficile fidarsi degli Usa. Di conseguenza, la richiesta principale dell’Iran in questi negoziati è la verificabilità delle azioni delle parti negoziali, in particolare degli Stati Uniti, nella rimozione delle sanzioni. In altre parole, la revoca delle sanzioni deve essere verificabile. La condotta di Trump ha creato un cattivo precedente nelle relazioni internazionali statunitensi e ha comportato costi enormi per molti paesi del mondo. Pertanto, è necessario che gli impegni siano garantiti in modo tale che questo accordo sia rispettato dai futuri governi americani e che non sia messo a repentaglio da un cambio di governo. Questa garanzia è importante sia per l’Iran sia per gli interessi dei partner commerciali dell’Iran, tra cui l’Italia.
Cosa si aspetta dall’accordo, oltre alla rimozione delle sanzioni statunitensi che Teheran chiede da mesi?
La prosecuzione dei negoziati di Vienna per il ritorno di tutti i membri firmatari del Jcpoa ai propri impegni in seno all’accordo ha reso gli iraniani fiduciosi verso la rimozione delle sanzioni oppressive imposte al Paese, cosa che non potrà che migliorare progressivamente le loro condizioni di vita, lavoro e vita sociale.
Dopo il Jcpoa, l’Italia è diventata il primo partner economico iraniano in Europa. Come descrivi ora la relazione tra i paesi e in quali aspetti potrebbe esserci un miglioramento, secondo te?
L’Italia anche se non è stata tra le parti coinvolte nei negoziati con l’Iran è riuscita con intelligenza a trarre vantaggio dall’atmosfera creatasi dopo la firma dell’Accordo, divenendo il primo partner commerciale dell’Iran. Le relazioni profonde culturali da una parte e la vicinanza tra i due popoli e la comprensioni tra le autorità dei due Paesi in aggiunta alla ottima reputazione e credibilità degli italiani presso gli iraniani hanno portato allo sviluppo e alla diversificazione delle collaborazioni tra i due Paesi.
Prima dell’abbandono dell’Accordo nucleare da parte degli Usa, le relazioni commerciali tra i nostri due Paesi erano ammontante in meno di due anni da un miliardo di euro a 5, 1 miliardi di euro. Oggi dopo tre anni in cui molte imprese italiane per via delle pressioni americane hanno lasciato il mercato iraniano, anche le condizioni economiche iraniane hanno subito importanti cambiamenti. Parte del fabbisogno del mercato iraniano che in passato era soddisfatto da imprese italiane oggi viene garantito da altri Paesi che hanno mantenuto i loro rapporti con l’Iran nel periodo delle sanzioni.
Più importante è l’evoluzione che ha interessato l’industria iraniana. Le pressioni delle sanzioni insieme agli sforzi di una giovane e qualificata generazioni di talenti iraniani hanno reso possibile una vera e propria trasformazione industriale nel Paese che è diventato un paese produttore di tecnologia. Questo importante cambiamento nel settore della produzione, insieme al basso costo della manodopera, dell’energia e delle materie prime, ha creato le condizioni per cui la produzione in Iran e la sua esportazione sia altamente competitiva. Solo attraverso la profonda comprensione di questo aspetto sarebbe possibile considerare nuovi modelli di collaborazione con attenzione rivolta in particolare alle produzioni congiunte e in tal modo vedo possibile per l’Italia riconquistare la posizione occupata nel periodo precedente le sanzioni e divenire un determinante fattore nella prospettiva dell’espansione delle esportazioni italiane nella regione. Il comparto energetico e l’industria del gas sono altresì inseribili nell’agenda delle interazioni tra i nostri Paesi.
Diversi Stati occidentali hanno criticato la detenzione dei loro cittadini in Iran – l’ultimo caso è stato il cittadino francese Benjamin Brière, condannato a otto anni per spionaggio – definendoli “ostaggi” per scopi politici e criticando la situazione dei diritti umani nel tuo paese. Come puoi rispondere a questo?
Prima di ogni cosa dovrei sottolineare che la questione dei diritti umani in Iran sin dall’inizio è stata una questione politica che dopo la vittoria della Rivoluzione Islamica e il cambiamento delle politiche iraniane verso l’Occidente e in particolare nei confronti degli Stati Uniti è stata sempre utilizzata come una leva di pressione contro l’Iran. Puntualmente, la questione dei diritti umani non viene mai sollevata in quei paesi del mondo che sono allineati con le politiche americane, a dimostrazione del doppio standard applicato alla questione. I paesi con culture e valori diversi applicano criteri diversi alle questioni relative ai diritti umani e ciò va tenuto in opportuna considerazione.
Per quanto riguarda il fermo di alcuni cittadini di Paesi occidentali in Iran, sarebbe opportuno considerare che essendo l’Iran spesso nel mirino delle attenzioni dei servizi di sicurezza stranieri, le attività di intelligence di matrice straniera finiscono con il coinvolgere persone talvolta anche inconsapevoli, che poi vengono arrestate. L’Iran nella Regione e nel mondo ha purtroppo dei nemici che intendono colpire il paese. Attacchi terroristici contro luoghi sensibili, attentati contro gli scienziati nucleari o sforzi compiuti per alimentare e fomentare rivolte e disordini ne sono alcuni esempi. Le autorità competenti iraniane monitorano quindi strettamente le attività sospette al fine di contrastarle. In base alle leggi e ai regolamenti vigenti in Iran, queste persone hanno la possibilità di difendersi dinnanzi ai tribunali competenti fornendo testimonianze della loro innocenza, in tal caso esse non avranno alcun problema.
Negli ultimi mesi, l’Iran ha avviato colloqui diretti con l’Arabia Saudita, dopo molti anni di tensioni regionali, come in Siria o nel Golfo Persico. Quale potrebbe essere l’esito concreto di questa trattativa?
La Repubblica Islamica dell’Iran e l’Arabia Saudita sono due importanti paesi della regione e del mondo islamico e come tali hanno un ruolo efficace nella risoluzione delle problematiche regionali. Nonostante l’Arabia Saudita abbia interrotto le relazioni diplomatiche con l’Iran, Tehran non crede che ciò aiuti in alcun modo né i due Paesi né la regione e per questo motivo più volte ha invitato Riad a superare le incomprensioni attraverso il dialogo. La Repubblica Islamica dell’Iran ritiene il dialogo e la collaborazione tra i Paesi della Regione l’unica via possibile per stemperare le tensioni esistenti ed è per questo motivo che ad oggi ha presentato molte proposte con questo intento tra cui: il “Consiglio per il Dialogo regionale“, il “Patto di non aggressione”, l’iniziativa “Pace di Hormuz“ e la “Coalizione della Speranza”. Nonostante alcuni Paesi della regione abbiamo accolto le iniziative iraniane, purtroppo l’Arabia Saudita non ha ad oggi dato riscontro a nessuna di esse.
Da qualche tempo su iniziativa del governo iracheno sono iniziati i negoziati con le autorità di Riad; dopo la conclusione dei primi quattro round, l’Iran ha dichiarato la propria disponibilità a partecipare alla quinta sessione, che si svolgerà in Iraq non appena Riad darà il suo consenso.
Nel corso di questi colloqui che vertono su questioni bilaterali tra Iran e Arabia Saudita, si è cercato, nonostante le divergenze, di favorire un franco dialogo finalizzato a istaurare relazioni di lunga durata tra i due Paesi a reciproco beneficio. Siamo persuasi infatti che il Dialogo e la collaborazione tra i nostri due Paesi contribuirà alla risoluzione dei problemi bilaterali e regionali.
Come è cambiata la situazione politica interna in Iran dopo l’elezione del presidente Ebrahim Raisi la scorsa estate?
La R.I. dell’Iran è stata istituita con il voto della maggioranza assoluta degli iraniani e tutte le autorità pubbliche iraniane vengono democraticamente elette attraverso un voto popolare, diretto o indiretto. Negli ultimi 43 anni si sono svolte 11 elezioni plebiscitarie per il Parlamento e 13 per l’elezione del Presidente della Repubblica in qualità di più alta carica esecutiva dello Stato. Ebrahim Raisi è dal mese di Giugno 2021 il Presidente in carica. Il suo governo sta realizzando quanto promesso in campagna elettorale, conquistando in poco tempo la fiducia di gran parte dell’elettorato iraniano attraverso iniziative nazionali di successo quali una intensa ed estesa campagna di vaccinazione anti Covid 19, viaggi nelle varie province dell’Iran mirati a proporre e sostenere soluzioni immediate e durature ai problemi della popolazione e una generale ed efficace politica di rafforzamento delle relazioni con i paesi limitrofi. La prosecuzione dei negoziati di Vienna per il ritorno di tutti i membri firmatari del Jcpoa ai propri impegni in seno all’accordo ha reso gli iraniani fiduciosi verso la rimozione delle sanzioni oppressive imposte al Paese, cosa che non potrà che migliorare progressivamente le loro condizioni di vita, lavoro e vita sociale.
Pochi giorni fa, la Guida Suprema della Repubblica Islamica, Ali Khamenei, ha criticato la gestione delle finanze statali da parte del governo iraniano, adducendo ‘decisioni e carenze logorate’ tra le ragioni dei problemi economici del Paese, dove l’inflazione è in giro 40%. Cosa ne pensa delle condizioni economiche nel suo paese?
Quando gli Stati Uniti impongono sanzioni parziali ad alcuni paesi le economie di questi paesi sperimentano problemi di varia natura; nel caso dell’Iran, che invece è stato reso oggetto di sanzioni totali ed estese che hanno esercitato una “massima pressione“ sul sistema economico, come hanno più volte confermato le stesse amministrazioni americane, le sanzioni esistenti sono tra le più articolate e oppressive mai esercitate nella storia dell’umanità da un Paese ad un altro.
Naturalmente sotto il gioco di un tale volume di sanzioni, innumerevoli problemi hanno afflitto l’Iran e danneggiato la sua economia. L’Iran come altri paesi in via di sviluppo non è immune dalle conseguenze di siffatte restrizioni economiche, che creano grandi ostacoli sulla strada della sua prosperità. La pressione delle sanzioni da una parte e le opzioni limitate nei processi decisionali oltre ad alcuni deficit gestionali in alcuni settori hanno lasciato il segno sull’economia del Paese. Le affermazioni della Guida Suprema della Repubblica Islamica dell’Iran a questo proposito non significano sottovalutare il potere distruttivo delle sanzioni in atto. In ogni caso, l’Iran come tutti i paesi ha inadeguatezze gestionali passibili di miglioramento. Lo sforzo attuale per resuscitare l’accordo nucleare e la diminuzione del peso esercitato dalle sanzioni sulla popolazione è già un passo importante verso il miglioramento delle condizioni economiche del paese.
Qual è la situazione della lotta al coronavirus in Iran, che negli ultimi mesi ha sofferto per la mancanza di vaccini?
È doveroso da parte mia ringraziare l’Italia per la sua generosità per aver donato due milioni e 600 mila dosi di vaccino Astrazeneca. L’Italia è stata anche tra i pochi paesi europei che hanno sostenuto l’Iran per l’acquisto di vaccini nel quadro Covax. Fortunatamente la produzione dei due vaccini nazionali procede molto bene e gli ultimi studi testimoniano la loro alta efficacia.
di Redazione