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Il sogno dei saharawi

di Roberto Puglisi

Il Sahara Occidentale è tagliato da nord a sud da una linea che lascia dall’altra parte, 250mila sahrawi sotto occupazione marocchina. A est si trovano invece 125mila profughi, che si sono insediati in territorio algerino o nella piccola striscia di terra controllata dai combattenti del Fronte Polisario, sostenuti dall’Algeria. Vivono in casupole di argilla o in tende, costretti a vivere in condizioni disumane, esposti al caldo torrido, tempeste di sabbia e freddo glaciale nella stagione invernale. I profughi sahrawi in Algeria dipendono totalmente dagli insufficienti aiuti internazionali. Alle loro tendopoli hanno dato i nomi delle località della loro patria, occupata dal Marocco nel 1975.

Il deserto per quanto insidioso e inospitale, nasconde una gran varietà di ricchezze naturali: ferro, petrolio e uranio. Forse questi sono i veri interessi che suscita il Sahara Occidentale. Anche la forte rivalità tra Marocco e Algeria è molto importante, da decenni cercano di ottenere la supremazia nella regione, credibilità e orgoglio nazionale sono alla base della contesa. L’Algeria è sospettata di avere ambizioni territoriali sul Sahara Occidentale, infatti punterebbe ad aprirsi uno sbocco sull’oceano Atlantico. Il Marocco è convinto che gli appartenga storicamente, concedendo al popolo sahrawi solo un’autonomia. Il Fronte Polisario da parte sua rivendica l’autodeterminazione, quindi l’indipendenza dei sahrawi. Per cercare di ristabilire i contatti tra i profughi sahrawi, le Nazioni Unite -incapaci di fare altro- organizzano dei voli umanitari tra El Ayoun e Tindouf, sede dei vari campi profughi e della base del Fronte Polisario. Questo conflitto dura da quasu quarant’anni, un popolo intero vive in condizioni disperate e come spesso accade per i diseredati, le Nazioni Unite e la Comunità Internazionale restano ancora una volta colpevolmente indifferenti.

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