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Regione Sicilia, falsati dati sui contagiati

È arrivato il classico fulmine a ciel sereno ad oscurare il cielo della Regione Sicilia. Negli ultimi cinque mesi i dati dei contagi sarebbero aumentati in modo esponenziale, ma tutto ciò sarebbe stato occultato dall’assessorato alla Salute guidato dall’avvocato Ruggero Razza che, stando alle ultime notizie, avrebbe rassegnato le dimissioni.

I dati, i numeri dei positivi e dei tamponi sarebbero stati manipolati per mantenere la Regione Sicilia sotto i livelli di guardia. Questo è quanto emerge dall’inchiesta partita dalla Procura di Trapani che ha mandato i carabinieri dei Nas a Palazzo d’Orleans dove sono stati notificati quattro provvedimenti di arresti domiciliari all’assessore Ruggero Razza, a Maria Letizia Di Liberti dirigente generale del Dasoe, al dipendente della Regione Siciliana Salvatore Cusimano e al dipendente che si occupa della gestione informatica dei dati dell’assessorato alla Sanità, Emilio Madonia.

L’accusa per l’avvocato Razza è la seguente: falsità materiale ed ideologica. I Nas hanno anche provveduto al sequestro dei cellulari e stando ai militari dell’arma, sebbene non emerga ancora compendio investigativo grave, è emerso il parziale coinvolgimento di Ruggero Razza nelle attività delittuose del Dasoe. A chiedere il provvedimento sono stati il procuratore facente funzione di Trapani Maurizio Agnello e le sostitute Sara Morri e Francesca Urbani.

“Disegno politico scellerato”, questo è lo scenario descritto dal giudice per le indagini preliminari, scenario dalla quale, al momento, pare del tutto estraneo il presidente della regione Nello Musumeci che pare “tratto in inganno dalle false informazioni che gli vengono riferite”.

Regione Sicilia, un’inchiesta nata per caso

Un’inchiesta nata per caso, visto che i carabinieri lo scorso anno stavano indagando su un laboratorio di Alcamo che avrebbe rilasciato centinaia di tamponi manomessi. Approfondendo l’indagine tramite intercettazioni è emerso il coinvolgimento dell’assessorato regionale alla Sanità. Conversazioni sospette dove si parlava di modificare i dati giornalieri dei contagi e dei tamponi. A gestire queste manovre vi era Maria Letizia Di Liberti, uno dei nomi storici della burocrazia siciliana in attività dal lontano 1992, abile nel muoversi, con il suo ruolo di tecnico, attraverso le varie amministrazioni che si sono succedute.

La Di Liberti aveva iniziato una battaglia per mettere ordine nella mole di dati sui contagi e tamponi, famosa la nota scritta a novembre: “L’omissione o l’incompleta registrazione dei dati sulla piattaforma informatica da parte dei soggetti coinvolti nel processo di esecuzione e/o analisi dei tamponi, costituisce una grave inadempienza che rischia di compromettere la qualità delle analisi e delle valutazioni sull’andamento dell’epidemia e, conseguentemente, di indurre i decisori ad attuare misure di contenimento non proporzionate al quadro reale epidemiologico”. Restano i perché della successiva manomissione dei dati.

“Spalmiamoli un poco…”

Per il Gip i dubbi sarebbero facilmente fugati: l’intento era quello di dare “un’immagine della tenuta e dell’efficienza del servizio sanitario regionale e far risaltare la classe politica che amministra e soprattutto evitare il passaggio dell’intera regione nella famigerata zona rossa, con tutto quello che ne sarebbe scaturito in termine di consenso elettorale”.

“Spalmiamoli un poco…”, questo affermava Razza alla Di Liberti che avrebbe dovuto comunicare i dati dei decessi per Covid all’Is. “I deceduti glieli devo lasciare o li spalmo?”, chiede la Di Liberti. “Ma sono veri?”, risponde Ruggero Razza, “Si, solo che sono di tre giorni fa”.

Sembra un dialogo uscito da una commedia di Beckett, ma invece è la triste realtà che sta vivendo la Regione Sicilia in queste ore.

di Sebastiano Lo Monaco

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