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La “convention” di al-Qaeda nello Yemen tra l’imbarazzo complice della Cia

di Salvo Ardizzone

Con l’arroganza di chi sente intoccabile, Nasir al Wuhayshi, capo di al-Qaeda nella Penisola Arabica, ha riunito almeno un centinaio di militanti e altri capi in una località dello Yemen. Il video di quella che può essere definita una “convention” del terrorismo qaedista è stato postato sulla rete e rilanciato dalla Cnn. Molti di quelli che hanno sfilato e ascoltato la solita tirata di al Wuhayshi erano visi noti; incuranti, anzi, quasi vogliosi di farsi riconoscere come presenti.

Il fatto è di per sé inquietante, ma, a rifletterci, pone molti interrogativi pesanti: come mai un simile raduno di “ufficialmente” super ricercati si sia potuto tenere senza che i tanto decantati e ossessivi controlli della Cia e delle altre Intelligence ne abbiano avuto sentore? È mai possibile che nessuno, ma proprio nessuno, di tutti quelli fosse sotto controllo? E ancora: come mai, proprio quando la Cia ha intensificato l’azione dei droni nell’area yemenita, i qaedisti si sentano tanto sicuri da potersi riunire in tale numero, sfidando tranquillamente il pericolo che almeno uno di essi possa essere controllato, attirando una salva di Hellfire?

Negli Usa la notizia ha suscitato un vespaio, su quella che è stata definita dai media “un’occasione perduta” per eliminare in un colpo solo tanti terroristi; ma, scusateci la malizia, era (ed è) proprio questo l’intento dell’Intelligence americana? Perché delle due l’una: o sono una manica di spaventosi incompetenti, capaci solamente di stare appiccicati alla consolle di un computer a giocare alla cyber war, oppure… oppure di assestare un colpo deciso a chi gli fa da alibi (e spesso spalla, vedi Siria) per fare ciò che più gli conviene nel mondo non è che abbiano gran voglia.

D’accordo che i Servizi Usa da tempo si distinguono soprattutto per le cantonate che prendono, e per l’incapacità, divenuta ormai proverbiale, di non riuscire ad interpretare gli avvenimenti sul campo (vedi i fatti di Crimea, e più in generale in Ucraina, dove si son fatti trovare regolarmente con le braghe calate dinanzi alle mosse russe). Fissatisi patologicamente sulla “elint” (intelligence elettronica fatta di satelliti, intercettazioni e droni), hanno scordato la “humint” (intelligence basata sugli agenti sul campo, capaci d’assumere informazioni vere); ma questo, che è reale al 100%, non basta certo a giustificare il fatto.

Tra l’altro, notiamo una singolare coincidenza: proprio negli stessi giorni dell’evento, in Arabia Saudita è stato ufficializzato ciò che era già da un pò nell’aria; a capo dei Servizi, il Principe Bandar bin Sultan è stato sostituito col suo vice, Youssef al Idrissi. Per comprendere appieno la portata del cambiamento, si deve ricordare che Bandar è stato al centro di tutti gli intrighi (e le spettacolari porcherie) intessute di concerto con l’Intelligence Usa dai tempi della guerra afghana contro i Russi negli anni ’80. Sue tutte le regie successive e gli intrallazzi, fino a quelli scellerati quanto perdenti in Siria, che l’hanno visto scontrarsi più volte con gli americani, da lui considerati troppo “morbidi e indecisi”; come pure, da ultima, la gestione dell’operazione che avrebbe dovuto condurre Putin ad abbandonare Assad, che definire goffa e controproducente è un eufemismo (per inciso: ora la competenza “sull’affare siriano”, in cui i sauditi sono immersi dall’inizio fin sopra i capelli, è passato a un altro Principe, l’attuale Ministro degli Interni Neyef).

Bandar era l’uomo dei mille contatti oscuri, che non faceva mistero, anzi, millantava apertamente di manovrare gruppi jihadisti in Caucaso, in Siria e in mezzo mondo. Il suo definitivo allontanamento dopo gli ultimi ripetuti disastri, sia pur motivato da reali problemi di salute, potrebbe dirla lunga sul tardivo riconoscimento dell’impossibilità a continuare a battere certe strade, e sulla sostanziale impunità che certi gruppi terroristici arrivano ad ostentare con insolenza, certi della propria capacità di ricatto.

Vi sembra dietrologia? Sindrome da complottismo a tutti i costi? Viste le cose come stanno e visti soprattutto i protagonisti della vicenda, ci sembra piuttosto l’ennesima dimostrazione della spudorata quanto criminale gestione di dossier che grondano sangue, petrodollari e interessi vari.

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