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Terra dei Fuochi, dove i numeri non contano

Nessun allarme, è tutto sotto controllo! Se mai avete pensato che tutti quei falò e interramenti di rifiuti e liquami, riversati negli ultimi lustri in quel fazzoletto di Campania che si estende tra Napoli e Caserta, potesse avere un effetto negativo sulla salute di chi lì ci vive, potete stare sereni e voltare lo sguardo altrove: i numeri hanno cancellato la Terra dei Fuochi.

A dar retta ai numeri, infatti, l’analisi dell’incidenza oncologica della popolazione infantile nella tristemente famosa Terra dei Fuochi “ha evidenziato tassi in linea con i dati nazionali e con il resto dei comuni campani non inclusi nell’area critica”. Questi i risultati di uno studio condotto dall’Ospedale Santobono di Napoli che ha curato la compilazione del Registro dei tumori infantili in Campania. I dati si riferiscono al quinquennio 2008-2012 ed emergono dalle analisi condotte nei 90 comuni riconosciuti dalle direttive ministeriali come facenti parte della Terra dei Fuochi.

“Anche i dati di mortalità per causa oncologica non hanno evidenziato differenze significative rispetto ai dati nazionali e regionali”, si legge nella relazione del Santobono. Meno male! E noi che stavamo a preoccuparci. In realtà, all’indomani dalla pubblicazione dei dati del Registro tumori regionale, qualcuno ha sollevato dubbi sulla correttezza delle cifre fornite dai ricercatori del Santobono. Altri ricercatori, quelli dell’Istituto scientifico biomedico euro mediterraneo (Isbem), infatti, hanno pubblicato un loro studio sull’International Journal of Environmental Research and Public Health, dove comunicavano cifre ben diverse, calcolate sulla base dell’analisi delle Sdo, le schede di dimissione ospedaliera: “Nel periodo 2007-2011, riferisce Prisco Piscitelli, ricercatore e medico dell’Istituto scientifico biomedico euro mediterraneo (Isbem) e primo firmatario di questo studio, i nuovi casi di tumori fra i campani da 0 a 19 anni risultano 3.465”.

Sono ben duemila in più rispetto a quelli emersi dalla ricerca che ha fornito i dati al registro dei tumori, dove si parla di 1.324 casi nella popolazione 0-20 anni, nel medesimo arco temporale 2008-2012. Ma il gap è solo apparente assicurano tutte le parti in causa. Dopo qualche giorno di tensione, polemiche e veleni, i ricercatori dell’Isbem hanno fatto marcia indietro, riconoscendo la bontà del lavoro condotto dai loro colleghi del Santobono. La discrepanza fra i numeri campani deriva dal fatto che il nostro studio – precisa Piscitelli – ha analizzato una fonte di dati, le Sdo (schede di dimissione ospedaliera), diversa da quella presa in esame dai Registri tumori che si basano invece sul numero di casi incidenti.

“I Registri tumori, premettono i ricercatori, rappresentano il gold standard tra gli strumenti attualmente utilizzati per lo studio epidemiologico delle neoplasie, tuttavia risentono dei limiti di una copertura solo parziale della popolazione, oltre che di ritardi tra il momento di pubblicazione dei dati e gli anni ai quali si riferiscono”. Tutto finito, tutti felici? Non proprio. Il siparietto dei ricercatori italiani viene osservato anche Oltreoceano e un nuovo dubbio s’insinua. “Mi resta il dubbio che la discrepanza di dati, pari a circa duemila, sia tutta ascrivibile alla differenza tra casi incidenti e dati delle Sdo”. A parlare è Antonio Giordano, professore di Anatomia e Istologia patologica dell’università degli Studi di Siena e direttore dello Sbarro Institute della Temple University di Philadelphia (Usa). Il professore si dice “sorpreso rispetto alla precisazione dell’Isbem” e poi conclude: “E’ difficile mantenere autonomia scientifica e indipendenza lavorativa quando la politica cerca di condizionare la scienza”.

Già, lo è davvero. Ma tutti teniamo famiglia e se per “stare sereni” dobbiamo dire una mezza verità e metterci a giocare con i numerelli, ben venga. Così la politica ha avuto la sua rivincita e da ora in poi nessuno potrà più fare “gossip”, per usare l’infelice espressione del Governatore della Campania De Luca, che liquida così le preoccupazioni di chi in quelle terre si ammala. Lo sappiano i campani e si rassegnino una volta per tutti. Qui contano i numeri, non le persone. E non solo i numeri che emergono dalle ricerche, contano molto anche le cifre che permettono a una struttura di rimanere aperta.

di Adelaide Conti

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