Europa

Macedonia. Una pace che tarda ad arrivare

di Pietro Spitaleri

Violenti scontri si sono verificati negli ultimi due giorni nella capitale macedone di Skopje, tra la polizia e gruppi etnici. La polizia ha usato gas lacrimogeni e granate assordanti per sedare la folla che ha demolito la stazione degli autobus di fronte al palazzo del governo, ha bruciato la bandiera macedone e lanciato pietre contro la polizia. Auto e negozi sono stati oggetto di atti di vandalismo. 

La polizia ha riferito che 18 persone sono state arrestate finora, cinque dei quali sono minorenni. Le manifestazioni sono iniziate il 1° marzo, quando gruppi di etnia macedone in forte dissenso per la nomina dell’albanese Talat Xhaferi, ex comandante della guerriglia dei ribelli, come ministro della difesa, hanno iniziato le proteste. 

Nella giornata di ieri macedoni e albanesi si sono scontrati violentemente con la polizia a Skopje. Nel conflitto scoppiato nel 2001 per rivendicare i diritti della minoranza etnica albanese in Macedonia, sono morte 80 persone.  Il conflitto si è  concluso, come spesso accade, con l’intervento delle truppe NATO. Gli albanesi, che sono per lo più musulmani, costituiscono quasi un terzo della popolazione della Macedonia composta da 2,1 milioni di persone, in un paese che ha una maggioranza cristiana ortodossa.

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