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Apre a Teheran il vertice dei Paesi esportatori di gas riuniti nel Gecf

di Salvo Ardizzone

Oggi si tiene a Teheran il vertice dei maggiori Paesi esportatori di gas riuniti nel Gecf; per capirne la portata, ad oggi esso rappresenta il 70% delle riserve mondiali, il 65% delle esportazioni di gas liquefatto ed il 40% di quelle via gasdotto.

Una concentrazione enorme, almeno pari a quella dell’Opec per il petrolio e che s’appresta a superarla con l’adesione dell’Azerbaigian (che ha appena sottoscritto la sua adesione) ed il vivo interesse del Turkmenistan, che s’aggiungono a Russia, Iran, Venezuela, Bolivia, Algeria, Nigeria, Guinea Equatoriale e poi Egitto, Qatar, Emirati, Libia, che già ne fanno parte.

Il vertice è stato preceduto sabato da una riunione straordinaria che ha avuto per scopo consultazioni per la designazione del Segretario generale. La scelta, con ogni probabilità, dovrebbe cadere sull’iraniano Mohammed Hossein Adeli.

Il Gecf è stato fondato a Teheran nel 2001 allo scopo non solo di scambiare dati e informazioni, ma anche di coordinare lo sviluppo delle produzioni fra i Paesi membri. In realtà, fin’ora le potenzialità d’un simile organismo sono state di fatto trascurate: l’andamento dei prezzi è stato sostanzialmente a rimorchio di quelli del petrolio, mentre la dinamica delle produzioni e dei contratti è stata priva d’un reale coordinamento.

Adesso, le nuove condizioni politiche internazionali stanno spingendo verso un’impostazione completamente diversa, che integri più strettamente le attività dei partecipanti al Gecf, sottraendole all’influenza dell’Opec egemonizzata dall’Arabia Saudita che ha il sostegno sistematico degli altri produttori arabi del Golfo.

Il gas è divenuto ormai altrettanto determinante del petrolio per le economie del mondo e, se si considera che sono Russia e Iran ad avere di gran lunga le maggiori riserve, a cui s’aggiungono quelle del Venezuela, Bolivia e di diversi altre Nazioni insofferenti verso lo strapotere dei petrostati del Golfo, non solo sarebbe un colpo esiziale al predominio esercitato fin’ora da Riyadh ed alle lobby della Major, ma costituirebbe una novità geopolitica di prima grandezza destinata a incidere sugli equilibri mondiali.

L’importanza dell’occasione è chiara ai maggiori produttori, per questo a Teheran sono presenti per l’occasione i Capi di Stato delle Nazioni più interessate a svincolarsi dall’Opec a trazione saudita, e rappresentanti al massimo livello degli altri. L’aspetto più rilevante della questione è che in questa operazione, che nel tempo potrebbe avere sviluppi di enorme portata, Russia e Iran sono gli attori principali.

Putin, che ben comprende la potenziale portata dell’evento, sarà presente e s’incontrerà pure con l’Ayatollah Khamenei, Guida Suprema dell’Iran, per discutere non solo dei problemi di petrolio, gas ed energia nucleare, ma anche della cooperazione russo-iraniana nel settore della difesa e dei nodi politici relativi alla soluzione della crisi iraniana e, in prospettiva, del riassetto dell’intera area.

Come abbiano detto più volte, i vecchi equilibri basati sullo strapotere dell’Imperialismo Usa, di Riyadh e di Israele stanno crollando; un nuovo Medio Oriente sta nascendo. I contraccolpi si sentiranno nel mondo intero.

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